Un avvio da retrocessione, ma ancora nulla è compromesso

Retrocessione, beh, se vogliamo fare i menagrami fin da questo momento…”.

Così Massimo Moratti, intervistato ieri all’uscita dagli uffici della società nerazzurra, ha risposto alla domanda di un giornalista che “stuzzicava” il presidente sulla posizione in classifica della squadra e sulla possibilità di rimanere invischiati nella lotta per non retrocedere. Ovviamente la domanda è stata posta con tono provocatorio anche se, analizzando la situazione della squadra in campionato, non sembrava poi così tanto fuori luogo.

L’Inter che in Champions League guida il suo girone con sei punti in tre partite e sembra avere praticamente la qualificazione in tasca non è la stessa del campionato, dove arranca e non poco. È penultima in classifica con quattro punti in sei partite giocate, davanti solo al Cesena. Inoltre la squadra con la gestione Gasperini prima e Ranieri ora, oltre ad aver fatto registrare quattro sconfitte, una vittoria e un pareggio, non ha ancora segnato un gol a San Siro e risulta la difesa peggiore di tutta la serie A con 13 gol subiti. Dato della difesa che sembra il più allarmante di tutti perché da sempre il muro nerazzurro è stato la base dei successi di Mancini prima e Mourinho poi.

Con questi numeri alla mano, anche se con un sorriso sarcastico, è nomale pensare all’eventualità di lottare per non retrocedere, ma è altrettanto vero che questo campionato 2011-2012 è parecchio anomalo rispetto ai precedenti: nonostante l’Inter sia penultima con 4 punti non può essere considerata tagliata fuori dalla lotta per lo scudetto dal momento che la vetta dista solo 8 punti. E proprio questo campionato a rilento dovrebbe essere lo stimolo in più per la squadra, che nonostante tutto può ancora dimostrare il suo valore. La rimonta dovrà iniziare già domenica a San Siro dove l’Inter ospiterà il Chievo Verona e dovrà riuscire a sfatare il tabù del gol tra le mura “amiche” ma soprattutto a scacciare fantasmi di una serie che non ha mai vissuto in 103 anni di gloriosa storia.

Lorenzo Candotti

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