Verona-Inter, quando Dio giocò col Codino e risollevò i nerazzurri

Hellas Verona-Inter ha raccontato una pagina fiabesca della Serie A. Fiabesca sì, perché il personaggio principale è colui che ha fatto sognare tanti tifosi, un giocatore amatissimo e al tempo stesso odiato dai suoi allenatori (non tutti ma quasi), portava il Codino, con la C maiuscola e si chiamava Roberto Baggio.

“Matame si no te sirvo”

Matame si no te sirvo”, uccidimi se non ti servo. Questo era lo slogan di Roberto Baggio nell'(infelice) era Lippi all’Inter. I suoi occhi tristi spesso venivano inquadrati in panchina o in tribuna, a seconda dell’umore del tecnico di Viareggio.

Nell’avventura Lippiana all’Inter tante cose furono sbagliate. Via subito Pagliuca e Bergomi per veleni post Juve-Inter 1998, spogliatoio spaccato in più parti e un capro espiatorio che doveva far la spia su chi remava contro, Roby Baggio.

Ma Baggio non assecondo Lippi. Ciao campo di calcio.

La prima Inter di Lippi era un concentrato di talento nelle mani del “sarto” sbagliato. Troppo dna bianconero per guidare i nerazzurri, ma anche tanta sfortuna nel perdere Ronaldo e Vieri, con Recoba che si accendeva ad intermittenza e Baggio chiaramente ostacolato da scelte suicida.

Quel 23 gennaio del 2000 l’Inter navigava a sette lunghezze dalla Juve capolista e cercava punti in trasferta arrivando da tre sconfitte consecutive lontana da San Siro.

Le cose partono subito col piede sbagliato. Recoba colpisce il legno con una punizione da distanza siderale e dopo poco lo imita Clarence Seedorf con deviazione di Frey.

E’ un’Inter che ha terribili black out, Blanc compie un inutile fallo e si disinteressa di Morfeo sulla punizione, rapido pallone al centro e Martin Laursen anticipa Georgatos facendo esplodere il Bentegodi.

Le telecamere inquadrano il volto cupo di Lippi e gli occhi tristi del numero dieci nerazzurro.

Serve Lui.

Serve la scossa.

Serve il Genio.

Serve Baggio.

Pronti via e nell’intervallo Lippi si avvicina al Divin Codino. Baggio si toglie la tuta, si scalda, entra in campo al posto di Zanetti e dopo un minuto e 45 dai suoi piedi nasce l’azione che porta al gol di Recoba, con Jugovic ulteriore attore protagonista.

La fiaba però è completa al minuto 28. Baggio dopo aver deliziato Verona con tocchi sopraffini e deliziosi vede Recoba. Il Chino parte sgommando sulla fascia, mette al centro e il numero dieci anticipa tutti, è il gol vittoria ed è la rinascita di Dio.

A fine partita durante le interviste post gara Baggio si presenta ai microfoni dei giornalisti col cappellino con su scritto “Matame si no te sirvo“, uccidimi se non ti servo.

Quel giorno Baggio uccise i cuori dei nerazzurri, ma solo per l’esplosione di gioia nel vederlo esultare. Se lo meritava.

Il tabellino

  • Verona (4-4-2): Frey 6.5, Diana 6.5, Laursen 6.5, Apolloni 6, Falsini 6.5, Brocchi 6, Marasco 5.5, Colucci Sv (28′ Pt Italiano 6), Melis 5 (34′ St Salvetti Sv), Cammarata 6 (27′ St Adailton Sv), Morfeo 5. (1 Battistini, 6 Gonnella, 14 Aglietti, 25 Romano). Al. Prandelli, 6.
  • Inter (4-4-2): Peruzzi 6, Panucci 5.5, Blanc 6, Cordoba 5.6, Zanetti 5.5 (1′ St Baggio 7), Jugovic 6, Di Biagio 6, Seedorf 5.5, Georgatos 6, Mutu 5.5 (16′ St Moriero 6), Recoba 6.5 (46′ St Cauet Sv). (22 Ferron, 3 Colonnese, 11 Fresi, 19 Russo). All. Lippi, 6.5.
  • Arbitro: Braschi di Prato, 6.
  • Angoli: 5 a 4 per l’Inter.
  • Recupero: 3′ e 2′.
  • Espulsi: 40′ St Morfeo per somma ammonizioni.
  • Ammoniti: Mutu per gioco falloso, Di Biagio per gioco scorretto.
  • Spettatori: 30 mila circa

 

 

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