Buon compleanno Zanetti, la leggenda nerazzurra

Troppo facile. Verrebbe da scrivere così quando si parla di Javier Zanetti. Lui è mito, è storia, è la faccia bella di un calcio gentile, determinato e veloce, come quelle magiche sgroppate sulla fascia.

Oggi il Capitano compie 44 anni e SpazioInter gli dedica un pezzo romantico, come quel 22 maggio 2010.

Buon compleanno Capitano

Alla fine di una grande stagione posso dire con orgoglio che sono il capitano di una grande Inter“. Parole, musica e accento argentino nella serata del 22 maggio 2010.

Gli interisti non conoscevano ancora Papa Francesco, ma quell’accento argentino si conosceva a memoria, era semplicemente una leggenda.

Arrivato quasi per scherzo all’Inter, quarto straniero dopo Roberto Carlos, Ince e Rambert, per Zanetti farsi largo nella nuova squadra non sembrava semplice. Leggenda narra che al suo arrivo a Milano atterrò con due buste della spesa e pochi, pochissimi giornalisti a seguito.

D’altronde il campione doveva essere quell’altro, Sebastian Pascual Rambert, 14 gol in 52 partite con l’Independiente, professione campione e acquistato nello stesso giorno di Zanetti, con il futuro numero 4 imbalsamato nella prima foto con un altro grande mito, Giacinto Facchetti.

Primo allenamento, palla per Zanetti, dribbling su tutti e impossibilità di rubargli palla. Lo Zio Bergomi, che qualcosa di calcio sa, si impressiona e dice: “Ma a questo come si fa a toglier palla“. E’ uno dei misteri della vita.

Zanetti sceglie il basso profilo. Nessuna dichiarazione da gladiatore. Ma corsa, tanta corsa, tanti di quei chilometri macinati che San Siro dovrebbe intitolargli la fascia destra.

“Prima di mandarmi via vi convincerò”

Il primo Zanetti sa che potrebbe andar via dall’Inter. Non è ancora in vigore la legge Bosman, quella del numero illimitato di stranieri, e nelle gerarchie di allora Pupi è destinato ad andar via in prestito.

Vi convincerò“, disse Zanetti a Massimo Moratti, col presidente che lo acquista perché visionando Rambert nota che nel Banfield c’è un giocatore che “Dribbla come Pelé” e se ne innamora.

Proviamolo, poi si vedrà.

La storia dirà che quel provino va molto, molto bene.

Hodgson, Tardelli e quel volo con Cuper

Di Javier Zanetti si ricorda sempre l’eleganza e i toni mai polemici. Solo una volta il capitano perse la brocca. Capitò nella finale del 1997 contro lo Schalke 04, quando Roy Hodgson lo sostituì con Nicola Berti.

Zanetti non capì la sostituzione e si scagliò contro l’allenatore inglese che aveva inserito un rigorista in più, con Pupi fermato da quattro giocatori e subito dopo pronto a chieder scusa e abbracciare Hodgson.

Questione di eleganza.

Molto meno elegante la gestione di Marco Tardelli nell’Inter. L’eroe del Mundial ’82 arrivò subito dopo Marcello Lippi, quello che al primo allenamento esordisce così: “Voi quando incontravate la Juve ve la facevate sotto“.

Tutti zitti, tranne uno. Zanetti replica “Eh no mister, non abbiamo mai avuto paura di nessuno, al massimo rispetto“.

Tardelli ha difficoltà a far quadrare la squadra. La difesa a tre è un disastro disumano, poi i compagni chiedono a Zanetti di parlare con l’allenatore e di insistere che si sta meglio a quattro.

Javier lo dice a Tardelli, pare permaloso come pochi, con l’allenatore che da l’ok al cambiamento, aggiungendo però: “Se va male è colpa vostra non mia“.

L’Inter inizia a vincere, si parla di rinnovo per Tardelli, alle porte c’è un derby da vincere per rassenare l’ambiente deluso dai risultati.

E che succede? Tardelli ordina ai suoi che si ritorna alla difesa a tre. E’ il famigerato derby dello 0-6.

Il giorno dopo Moratti è furioso e convoca l’intera squadra. Sguardi bassi, da una parte tutti i giocatori, dall’altra Moratti. Tardelli si siede vicino al presidente e Zanetti non ci sta.

No mister, lei si siede vicino a noi perché ha perso come noi“.

L’avventura di Zanetti con l’Inter in quel momento è al capolinea.

Tardelli non prende bene quell’uscita con Moratti presente e chiede la cessione di Zanetti. Un dirigente si avvicina al capitano e gli spiega la situazione, per lui è arrivata la parola fine. Si prospetta un futuro al Real Madrid.

Il mercato però fa cambiare qualcosa, Tardelli viene silurato e al suo posto arriva l’uomo dal viso triste, Hector Cuper.

Il destino si sa, fa capitare qualcosa di bello dal nulla, come conquistare una ragazza chiedendole umilmente una foto insieme, oppure viaggiare sullo stesso aereo con una persona che può decidere il tuo futuro.

Zanetti è informato dalla moglie che l’Inter l’ha ceduto al Real Madrid.

Ma lo stesso Zanetti fa ritorno dall’Argentina verso Milano e in quell’aereo ha un compagno di viaggio particolare, don Hector Cuper.

Racconta lo stesso Pupi che quasi in lacrime al futuro mister augura l’in bocca al lupo, spiegando di aver saputo della sua cessione. La risposta di Cuper gli cambia l’umore.

Zanetti, non so chi le ha detto che è stato ceduto, perché io ho posto come condizione di allenare l’Inter con lei in campo, altro che Real Madrid“.

Io sono leggenda

Zanetti dall’Inter non se ne andrà più, solleverà sedici trofei, cinque scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, una Champions League e un Mondiale per Club.

Un giocatore soprannominato El Tractor, perché di difficoltà sovrumana fermarlo nelle galoppate, che nei sogni interisti regala gol incredibili come alla Lazio nella finale Uefa del 1998, o alla Roma nel gol scudetto del 2008, timbrando poi anche un derby e la finale mondiale contro il Mazembe.

Non lo fermò neanche la rottura del tendine d’Achille rimediata nell’aprile 2013, rientrando poi nella stagione successiva giocando fino a 40 anni. In totale qualcosa come 858 partite di cui 813 da titolare, ricevendo solo 2 espulsioni e segnando 21 gol.

Giocare da Uomo” è il titolo della sua biografia. Uomo, sì, persona dalla grande umiltà e dall’immenso carisma, capace di fondare la Fondazione P.u.p.i., organizzazione non-profit che si occupa di fornire il necessario sostegno economico ai bambini disagiati, e alle loro famiglie, nella zona di Buenos Aires e questo per capitan Zanetti è il gol più bello.

Capitano, leggenda, mito e icona. Quando le parole non bastano più andiamo di corsa.

Una corsa alla Zanetti sulla fascia. Senza spettinarsi.

Buon compleanno Capitano.

 

Impostazioni privacy