EDITORIALE – Accontentarsi: e ci accontenteremo!

Mentre riflettevo, o meglio mi incazzavo, sulla stagione appena conclusa e su quella da venire, un’illuminazione (anzi un suggerimento): “non ti far il sangue marcio, sono le stagioni dell’accontentarsi”.

INTER, UNA STAGIONE (NERA) TIRA L’ALTRA 

Eh già, sembra proprio essere così: per l’Inter è stata una stagione allucinante sotto tutti i punti di vista, ma anche quella che sta per arrivare (almeno per il momento) non sembra promettere nulla di nuovo e niente di meglio.
La parola d’ordine sembra accontentarsi e forse così dovrà essere.
Fa sorridere pensare a pochi mesi fa quando il Mancio bis parlava (prima di darsi alla fuga) di pochi innesti internazionali, d’esperienza e di qualità per lottare per lo scudetto o quanto meno per i piani alti.
Non l’ha ascoltato nessuno ed è iniziato lo show o meglio l’horror show.
Ma in barba all’evidenza si continuavano a far proclami, a dar messaggi di competitività e addirittura a lanciar sfide scudetto niente meno che alla Juventus che nel frattempo comprava fenomeni ed arricchiva una rosa già decisamente competitiva.

Intanto non esisteva una società. L’allenatore era l’olandese volante arrivato a Ferragosto. De Boer, ignaro del calcio nostrano e di cosa significasse la parola Inter. Il presidente è un indonesiano confuso ed i proprietari pensavano di aver comprato una ditta di lavatrici. E non riescono a capire il motivo per cui ad Appiano non ci fosse un grattacielo. Inoltre, perché il centro d’allenamento porta il nome di un defunto? No, mettiamo il nostro nome ed un bel logo. Ed i giocatori? Quelli reali erano sparpagliati come i bastoncini dello shangai. La parola d’ordine? Mediocrità.

Il centrocampo dei sogni era formato da Kondogbia, Banega e Joao Mario ed il resto della disfatta è venuto da sé, figlio della confusione, dello sperpero di milioni senza senso e del menefreghismo generale.
Di allenatori ne sono passati altri due, le delusioni si sono moltiplicate, i giocatori hanno accresciuto la loro sfacciataggine, la società continua a non esistere ed il settimo posto sembra già essere un ottimo risultato.

Ma nessuna paura! Ora la stagione è finita, Suning vuol far grande anzi grandissima l’Inter, la società si comporrà, arriverà un grande condottiero e si compreranno campioni…
Ancora una volta la realtà ci da un sonoro schiaffo in faccia e ci fa tornare con i piedi per terra, sul pianeta di Ausilio e la testa a Nanchino.
Dopo i deliri e i sogni dai nomi tropicali ed afrodisiaci tipo Messi, Marquinhos, Thiago Silva, Di Maria e chissà chi, è la volta di quelli freddi, insipidi e mediocri di Samir, Bernardeschi, Rudiger.
Su Pepe a parametro zero ho deciso che non scriverò e non dirò più nulla, il tutto si commenta da sé.
Intanto il migliore in rosa sta prendendo la via di Manchester.
La società è lontana dal comporsi se escludiamo l’arrivo del buon Sabatini, forse del suo braccio destro, forse di Oriali in un’ammucchiata senza capo ne coda e per non farsi mancare nulla: il 25enne “che quest’anno ha fatto grande esperienza”, Steven Zhang come ad.
L’amministratore delegato della società Inter sarà (con ogni probabilità) proprio lui.
Verrebbe da ridere, non ci fosse da piangere.

Vorrei chiudere con una chiusa di speranza e sogni, invece mi tocca finire con il “grande condottiero” scelto per un’altra stagione mediocre.
Simeone, Conte?
Non proprio: il non vincente Luciano Spalletti sembra andare molto meglio per le ambizioni di Zhang & soci. Il tecnico non susciterà brividi nei giocatori che verranno, ma rischiarerà di produrne ai tifosi e non muoverà di molto la situazione in casa Inter.

“Chi si accontenta gode”, ma dopo un po’ si stufa anche. 

 

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