L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Vincere quando non conta nulla, arte per pochi

Si è da poco conclusa la giornata di calcio che ha sancito lo scudetto per la Juventus e la sfida tra Lazio e Inter. I nerazzurri escono vincenti dall’Olimpico quando in palio c’è solo qualche intervista più allegra, nel circo che ieri ha annoverato anche l’ira di Gabigol per il mancato ingresso, giusto per non farci mancare niente.

L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Esiste qualcosa di positivo (forse)

Il weekend appena trascorso è stato interessante, Tom Domoulin in maglia rosa parla come Frank de Boer e già al sabato il tifoso interista appare spaesato. La domenica si fa il tifo per Rossi, altro cuore nerazzurro e dopo una gran gara il pilota di Tavullia si stende che è una meraviglia nelle ultime curve.

E’ la nuvola fantozziana nerazzurra.

Si è parlato anche delle nuove maglie, se le indiscrezioni sono esatte la casacca 2017/18 parrebbe una sorta di codice a barre, con la speranza che lo sia per Erick Thohir, cui fonti interne dicono lontano e giulivo come Paperon de Paperoni mentre si fa il bagno tra le monete del suo deposito.

Stiamo sviando.

Ci sarebbe anche modo di fare una gran polemica con la Juventus. Tutto bello, tutti bravi ma una cosa è inaccettabile. Il figlio di Bonucci, Matteo, è dichiaratamente di fede granata, perciò il suo broncio con addosso la maglia bianconera per i festeggiamenti è da denuncia perché quei colori su fede del Torino sono un gran dolore.

Niente, di Lazio-Inter proprio niente.

Il Milan è in Europa dopo non si sa quanti anni, la tanto bistrattata Europa League viene salutata come un Pallone d’Oro da Montella, la dedica è chiara ed è per i suoi tifosi: “Siamo davanti a chi ha speso 100 milioni”.

Ha sbagliato tifosi.

Ok ci proviamo, ecco Lazio-Inter.

L’Inter si prende tre punti quando non serve praticamente a niente, fa del suo meglio quando Murillo agonizzante inciampa su Keita regalando un rigore ed un’ennesima figurina da pollo. E’ incredibile come il talento brasiliano si sia svalutato in una stagione ma è anche evidente che tutti gli allenatori passati in nerazzurro (No, Ballardini no, tu stai dove sei) non l’abbiano mai preso da parte e spiegato certi movimenti.

Poi rimonta quando se ne vanno i tifosi nerazzurri, è un pregio di questa Inter far dispetti, segnano con Andreolli, un’autorete di Hoedt e Eder, mentre il meglio accade in panchina.

Al minuto 36 entra Pinamonti ed è chiaro che non entrerà Gabigol.

Il brasiliano la prende benissimo, qualche preghierina e poi caterve di bestemmie contro chiunque, abbandonando la panchina e finendo così la stagione. Sulle parole di Ausilio: “Su Gabigol non ve lo posso spiegare” ci si dovrebbe fare un libro, così, tanto per ridere.

Nel mentre la Lazio omaggia Francesco Totti, sì, avete letto bene, nemici da una vita ma onore per lui, dimenticato da Luciano Spalletti nel finire della sua carriera.

Il resto è aria fritta, una squadra senza capo ne coda per l’anno prossimo, senza allenatori, con dirigenti in aumento e una maglia che nessuno ha l’orgoglio di onorare.

Buona fortuna.

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