5 maggio 2002 – 5 maggio 2010, da Gresko a Milito, dal fango al paradiso: rimangono solo i tifosi

Oggi è il 5 maggio, una data come tante? No, non credo proprio.
Pensare a come l’Inter è messa oggi non c’è tanto da sorridere. E’ in arrivo un’altra sfida cruciale contro una squadra in crisi di identità che giocherà con il coltello fra i denti in un’ennesima stagione priva di senso, sbagliata e condotta tra una facile euforia ed errori (orrori!) macroscopici.  L’interismo, l’attaccamento alla maglia ed ai colori nerazzurri e la “pazzia” ci sono, ma solo per quanto riguarda i tifosi, il resto è confusione, noia, incapacità

INTER, I 5 MAGGIO CHE CAMBIARONO LA STORIA MA NON I TIFOSI

Ma non è stato sempre così, è stato anche peggio.
Era il 5 maggio 2002, una bella stagione per non dire straordinaria, perché quel termine lo si potrebbe usare per il 1998 e ovviamente per altri campionati ma non per quella e dopo tanti anni quella domenica doveva essere il coronamento di un sogno inseguito per anni, troppi anni.

L’euforia era tanta, insieme alle aspettative, i tifosi come al solito portano con orgoglio quella maglia e aspettavano solo di cucirci un bello scudetto sul petto da esibire l’anno successivo. C’era un uomo buono in panchina, non straordinario, ma di carisma e perché no sembrava anche interista. In campo c’erano grandi giocatori, un Fenomeno, un bomber, un Capitano con C maiuscola e altri con gli attributi. Forse c’era anche troppa allegria, leggerezza e superficialità.

C’era una Lazio che si giocava poco o nulla, se non un sesto posto dopo una stagione mediocre. Ma erano presenti anche Simeone che proprio interista non era (almeno all’epoca?), Poborsky che in tutta la stagione si era barcamenato con una media voti intorno al 5 e fino a quel giorno aveva segnato la miseria di 2 gol e con sorpresa di tutti spuntò fuori Gresko.

Aprì le danze Bobo Vieri poi la storia prese la piega che tutti conosciamo, la Juventus, la Roma, i pianti di Ronaldo e l’incredulità e le lacrime di Tyson Materazzi.
Ne venne fuori frustrazione, perplessità, dubbi e delusione. Ma l’amore e l’orgoglio dei tifosi come al solito si manifestò in tutto il suo splendore e l’interismo tornò prepotente a riempire i cuori dei fedelissimi della Beneamata perché si sa: “non può piovere per sempre…”.

5 MAGGIO 2010: L’INIZIO DI UN SOGNO

Infatti il sole tornò a splendere e a brillare e venne il 5 maggio 2010: l’Inizio di un sogno.
In campo non c’erano fenomeni, ma Uomini e campioni, quello stava in panchina. Vengono i brividi al solo pensiero. Un Principe, come un’ape, iniziò a pungere sul serio nei momenti che contavano di più e proprio quel giorno punse e spense la Roma in Coppa Italia. Primo trofeo, primo tassello del Triplete che verrà da lì a poco, sempre grazie al Principe, sempre con alla guida un Fenomeno, un Maestro, uno Special One e con alle spalle uomini, sacrificio, sudore e amore per la maglia. L’Interismo era presente in tutte le componenti, ma naturalmente splendeva ancor di più nei tifosi che c’erano e ci sarebbero stati in ogni caso. Fu un trionfo, una commozione, un viaggio straordinario.

Come tutte le cose belle però anche quello ebbe una fine ed oggi 5 maggio il tempo e nuvolo, il sole coperto e mentre qualcuno “ci piscia in testa”, continuano a ripetere che sta piovendo. 
I tifosi sono sempre lì a sognare e a sperare che il loro amore, la loro follia e l’interismo venga condiviso anche da chi va in campo e da quelli che in campo ce li mandano.

 

 

 

 

 

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