Per il bene di chi è davvero interista dentro, levatevi quella maglia

Fiorentina Inter finisce 5-4. Un risultato pirotecnico sul quale, però, pesa come un macigno la prestazione nella ripresa. Avanti 2-1 all’intervallo, i nerazzurri hanno preso 4 gol in poco più di un quarto d’ora, perdendo di fatto la partita. Segno di uno squilibrio tanto tattico quanto psicologico.

L’INTER AGLI INTERISTI: GIOCHI CHI CI TIENE 

Il primo tempo, probabilmente, ha ingannato i più ottimisti. Ha ingannato forse perfino gli addetti ai lavori e i protagonisti in campo. All’intervallo, Fiorentina Inter 1-2. Vantaggio immeritato nonostante i gol di Perisic e Icardi. Una squadra normale, negli spogliatoi, avrebbe riflettuto sui troppi rischi, scendendo in campo per chiudere la partita. Invece, è andato in scena il secondo tempo più brutto (oltre che pazzo) di questo 2017. Il rigore inventato da Valeri e sventato da Handanovic doveva essere il definitivo campanello d’allarme. Invece, ecco cosa dice la cronistoria del match: minuto 62, Fiorentina Inter 1-2. Minuto 80, Fiorentina Inter 5-2. Neanche raccontandolo all’Oktoberfest si verrebbe presi sul serio. Invece, è tutto vero. Babacar, Vecino e Astori hanno messo in mostra tutta la debolezza degli uomini di Pioli.

Perdere una partita ci sta. Perdere due partite, anche quello ci sta. Fa parte del gioco. Ma perdere in questo modo è un oltraggio a chi impiega 2 ore di tempo per vedere la partita, magari cercando nel calcio una distrazione. Invece, bisogna assistere ad uno scempio che, volendo essere generosi e riduttivi, va avanti in questa stagione da un mese. La gestione nel secondo tempo è stata deficitaria in tutti i sensi: palloni persi per incapacità tecnica, palloni persi per mancanza di grinta. Ed è questo che fa arrabbiare. La squadra non è inferiore a Fiorentina, Milan, Crotone e Sampdoria. Invece, in queste quattro partite, l’Inter ha subito tre rimonte. Avanti 1-0 con la Sampdoria, è arrivato l’1-2 blucerchiato. Il gol della squadra rossonera al 97′ è già stato troppo discusso. Infine, lo scempio di oggi. Il problema, prima che tecnico-tattico, è chiaramente psicologico.

QUANTI EFFETTIVAMENTE SANNO CHE MAGLIA INDOSSANO?

La domanda, a questo punto, è lecita: una volta scappata via la Champions League, una volta subita la rimonta nel derby, cosa resta all’Inter? Nulla. Ma, e qui viene il punto, non deve essere un alibi per mettere in scena prestazioni vergognose. La maglia indossata da Facchetti, Zanetti, Cambiasso, Milito, Zenga, Samuel, Materazzi, e chi più ne ha più ne metta, prescinde dalla singola partita. La maglia dell’Inter è la maglia dell’Inter. Ma sembra che in campo a nessuno importi. Perché dovrebbe importare a Medel, che non accorcia su Babacar in occasione del 4-2? Perché non interessa a Miranda, che tarda l’intervento in uscita in occasione del 3-2 di Vecino?

Un’eccezione è ben più che dovuta: Mauro Icardi. Tanti anni fa, si diceva, negli anni cupi: “Ah, se ce ne fossero 11 di Zanetti“. Ora, è tempo di dire: “Ma perché non ce ne sono 11 come Mauro Icardi?”. Già, proprio il bad boy, la causa della crisi delle relazioni sociali nel nostro tempo in Argentina, è l’ultimo a mollare. Sul 5-2, chiunque giocherebbe svogliato, ed in effetti è questo che si è visto in campo oggi. Ma lui, con la squadra di cui è capitano sotto di tre gol, non molla. In 3 minuti, Icardi ha ricordato a tutti che non bisogna mollare mai. Perché, a questo punto, tanto vale perderle tutte 3-0 a tavolino e non scendere proprio in campo. Perché, in fondo, a chi interessa, tra i “protagonisti” in campo, come andrà a finire questa stagione?

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