Ecco perché il parallelo fra l’Inter di Mou e questa Juve non regge: le imprese nerazzurre furono troppo “epiche”

Negli ultimi giorni, alla luce della qualificazione bianconera ai danni del Barcellona, sono sorti due distinti “partiti”. Quello che sostiene che questa Juventus sia all’altezza dell’Inter del Triplete, e quello che invece pensa che i nerazzurri di Mou siano inarrivabili. Ecco perché, pur non volendo certamente sminuire i grandi meriti dei bianconeri, l’impresa del 2010 è qualcosa di unico.

LA COSA MIGLIORE SAREBBE PARLARE ALLA FINE

Punto primo: per quanto la strada sembri in discesa, la stagione non è finita. Anzi, è giunta nel suo momento cruciale. La Juventus ha si eliminato una squadra con una rosa stellare come il Barcellona, tuttavia il cammino è ancora lungo. Real Madrid e Atletico si contendono il trofeo ormai da 3 anni e certamente non si scanseranno di fronte alla squadra di Allegri. Pur con Bayern Monaco e Barcellona fuori, le avversarie restano temibili.

Il Real vive di folate. Pur non essendo una squadra perfetta, ha un Cristiano Ronaldo affamato e in stato di grazia. La base è la stessa degli ultimi anni. Tuttavia giocatori come Casemiro sono esplosi, portando freschezza ai blancos.

Dal canto suo l’Atletico del Cholo Simeone invece è una squadra solida, rocciosa e ostica. Pur con solisti di assoluta qualità, ha la sua forza nel gruppo e nel gioco corale, soprattutto in fase difensiva. Griezmann è una mina vagante e Torres rimane un attaccante letale. Poi c’è un Monaco che sta sorprendendo tutti e non va certamente preso sottogamba.

Insomma, gli scogli peggiori sembrano caduti. Ma la Juventus ha ancora un cammino insidioso per vincere la Champions. Poi c’è la Coppa Italia, che tutti danno per scontata come bianconera. Certo la Lazio non sembra all’altezza, ma in una gara secca tutto può succedere.

Perciò, prima di fare proclami sarebbe meglio parlare alla fine. L’Olanda prima di Italia ’90 fece stampare milioni di francobolli per celebrare la vittoria… poi uscì ai quarti di finale. Meglio stare coi piedi per terra.

QUELL’INTER ERA EPICA, INDISTRUTTIBILE. Il BARCA ORA È A FINE CICLO

Il vero fulcro della questione però è un altro: questo Barcellona non vale quello del 2010. Ed è un dato di fatto, non una mera opinione da tifoso da bar dello sport. I catalani nel 2010 non erano umani. Erano una macchina unica, straordinaria, piena di solisti che insieme creavano una sinfonia. Erano la squadra più forte al mondo e nelle top tre più forti di tutti i tempi.

Nessuno poteva andare al Camp Nou e uscirne indenne. Nessuno poteva sperare di resistere alla loro forza. Eppure l’Inter di Mou, contro tutti i pronostici, ci riuscì. Quell’Inter annullò completamente Messi e compagni. Limitò il loro tiki taka. Negò loro la cosa che li rendeva invincibili: giocare e vincere divertendosi. I nerazzurri riportarono quei fenomeni sulla terra. Li resero di nuovo umani, dimostrarono che anche le favole possono finire.

L’Inter resistette addirittura più di un’ora in dieci nel fortino blaugrana senza cedere. Dimostrando una tenacia e una freddezza mai visti prima. Le due battaglie contro quella corazzata dovrebbero essere d’obbligo nelle scuole calcio. Una lezione su come l’umiltà, il lavoro e la disciplina paghino. Come la fame e il carattere portino a compiere l’impossibile. Ecco, la squadra di Mourinho rese possibile ciò che era solo utopico. Non solo per l’Inter ma per chiunque al mondo.

La Juventus d’oggi invece si è trovata di fronte un Barcellona a fine ciclo. Sempre temibile ovvio, ma pur sempre una bestia ferita. Una belva che non è più squadra coesa, il cui possesso palla è diventato una zavorra, un danno. Quel possesso che irrideva gli avversari ora è diventato sterile, privo di magia.

Molti giocatori sono invecchiati, alcuni sono stati sostituiti non al meglio. Rakitic, pur essendo un gran giocatore, non è Xavi. Iniesta, Piqué e Busquets hanno sette anni di più e a questi livelli pesa. Lo stesso Messi, pur essendo sublime, non riesce a essere divino in ogni gara come un tempo. Neymar, pur avendo un talento cristallino, paradossalmente è meno utile al sistema di gioco di quanto lo fosse Pedro. La ricerca della finezza ora è un obbligo che pesa infinitamente nell’economia di una stagione.

La verità è questa, è chiarissima ed evidente. Nonostante tutto, i cicli finiscono. La magia si spegne. I sogni hanno un finale brusco. E quello del Barca ormai è al tramonto. Nel 2010 invece, era nel pieno del suo vigore, era agli albori del mito. Era la squadra del secolo.

BRAVA JUVE, MA QUELL’INTER ERA UN’ALTRA COSA

I bianconeri hanno fatto un’impresa degna di nota, per carità, tanto di cappello. Lungi da noi sminuire il loro operato. Anzi, l’augurio è che una squadra italiana, per quanto sia una rivale, riesca ad andare sul tetto d’Europa. Tuttavia bisogna essere obiettivi. Bravi, bravissimi, ma non leggendari. Perché questa impresa non è così epica, cosi leggendaria, così impossibile e affascinante come quella compiuta 7 anni fa.

Perché questo è il Barcellona più umano dell’ultima decade. Perché l’Inter è stata la prima squadra a rendere umani gli dei. Perché poi a fine anno i nerazzurri fecero la storia. Alla Juve mancano ancora un paio di passi. Quel Barcellona e quell’Inter erano unici. Questo Barca certamente no. Vedremo se lo saranno i bianconeri.

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