L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Pioli, pesce d’aprile

L’alba del giorno dopo Crotone-Inter è benedetta, perché mai tempo fu più necessario per metabolizzare un sogno, quello di Davide Falcinelli che regala ai Cutròni la speranza di restare in A. Si narra che un intero ospedale, quello che poggia sullo stadio Ezio Scida abbia esultato, anche perché il reparto che camminava sul prato verde, quello con maglia improponibile, risultava molto più grave.

L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Arriva Conte, ma anche Zenga, Klopp, Pochettino ecc..

Sarà un caso, ma da quando Suning ha confermato (a parole) Stefano Pioli qualcosa si è spento nell’Inter. Sono bastate tre giornate per mandare all’aria uno sprint iniziato post ciclone olandese, un pari col Toro e due sciagurate sconfitte con Sampdoria e Crotone per perdere sia il treno Champions che addirittura l’Europa League, superati anche dal Milan che ora guarderà dall’alto in basso i nerazzurri nel derby.

Perché mai come ora l’Inter si nota per non essere una squadra attrezzata, sia dal punto di vista qualitativo che da quello degli attributi.

Non può essere un alibi l’assenza di Roberto Gagliardini, ma da un centrocampo con Medel-Kondogbia non ci può aspettare qualche capolavoro di idee, forse qualche tibia e perone avversaria conquistata, ma di calcio neanche l’ombra.

Il problema è che la coppia di mediani è forse il male minore visto ieri. La fortuna della gara col Crotone è aver visto la maglia color Sprite dell’Inter, perché facendo zapping dalla Parigi-Roubaix si poteva avere sempre il dubbio che quella squadra non fosse quella dei nerazzurri.

Invece poi le inquadrature singole non lasciavano spazio ai dubbi. Quel giocatore col 24, credo si chiami Murillo, deve aver subito qualche lobotomia in estate perché non ricorda più come si fa a far il difensore. Lo scorso anno il Bayern su lui voleva investire 35 milioni, ora è l’Inter a volerlo investire, ma con la macchina di Pioli.

Parliamo di mercato, quanto è costato Joao Mario? Quanto? Allora neanche lo si può nominare.

In attacco poi c’è l’ennesimo virus Bauza, allenatore a termine con l’Argentina che pare aver messo gufato il povero Mauro Icardi, che da tre partite a questa parte vagabonda qua e la per il campo aspettando che Candreva ne metta una al centro, di palla ovviamente, perché con Icardi si rischia di capir male.

Mai come quest’anno è partito il conto alla rovescia per chiudere questo campionato, poi, la preghiamo, Mister Zhang, faccia piazza pulita di questa squadra, salvi solo Gabigol, ma solo per una questione di simpatia, lo preservi e lo tenga in panchina, perché metterlo in campo e sistemare l’Inter a due punte sembra brutto consigliarlo.

L’Inter è nerazzurra

Con dubbio amletico sulle qualità mentali e morali di chi ha disegnato la terza maglia e sarebbe d’arresto, fossi nei magazzinieri ruberei ogni capo del colore gassoso e lo darei in pasto all’associazione vittime di Felipe Melo.

E’ una questione di storia ma a pensarci bene chi ha indossato la maglia ieri non merita granché di avere il nerazzurro, tutti colpevoli nessun escluso, compreso il buon Ausilio che dall’alto del suo triennale ora può far la voce grossa.

Resta un dubbio, dopo aver esaltato le qualità dell’Europa League che ci ha fatto conoscere il mito Lucho Maranhao, nome da affibbiare ad un gatto, ora perché tutti si esaltano contro il gialloverde di una maglietta che ricorda una bevanda gasata?

Ah si, gasata e da bere calda e senza bollicine, in piena estate. L’effetto è simile a come ha giocato ieri l’Inter.

 

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