Pioli, le grandi ti fanno soffrire e occhio alla pazienza di Suning

Stefano Pioli ieri ritrovava la bestia nera Roma. 13 partite ed una sola vittoria da allenatore e per cambiare le statistiche ha provato a mischiare le carte in tavola. Il risultato è che nessuno ci ha capito niente.

Difesa a tre, Brozovic, Perisic e il fantasma di Icardi

Partiamo dal pacchetto arretrato. Mancava Miranda che già di per sé è l’assicurazione contro gli attaccanti. Murillo prosegue la sua latitanza nella difesa a tre e fortuna ha voluto che Dzeko su un suo colpo di testa svirgolato è stato sorpreso. Facile dire ora meglio una difesa a quattro, ma purtroppo è così. Anche se poi ci si dovrebbe affidare a Nagatomo e Ansaldi.

Centrocampo. Perisic troppo largo, così largo che San Siro sembra stargli stretto. Oltretutto non lucidissimo come dimostra la stupida ammonizione dopo 5 minuti, presagio che qualcosa non va. Parte opposta Candreva. Ieri non azzecca neanche un cross, eppure da ex laziale dovrebbe essere il più motivato.

Attacco. Per 80 minuti ci si è chiesto perché Icardi fa reparto da solo ed è sempre isolato. Provare due punte insieme non sembra una cosa contemplata. Ma anziché usare Eder o Gabigol da esterni varrebbe la pena provare.

Allenatore. Pioli ha perso con l’Inter contro Napoli, Juventus e Roma. Le tre gare in cui avrebbe dovuto dare quel qualcosa in più per sognare la Champions, col campionato che finendo oggi vedrebbe l’Inter fuori anche dalla zona Europa League.

Pioli poi che dalla gara di Torino sembra avercela col mondo intero. Stuzzicato da moviole e quant’altro non riesce a trovare il bandolo della matassa, con sirene di allenatori che iniziano a gravitare sull’Inter. Perché Suning vuole vincere e non è del tutto convinta che lo si possa fare col tecnico di Parma.

A lui tocca la smentita.

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