Nel giorno della Memoria l’Inter omaggia il suo eroe Istvan Toth-Potya

A 72 anni dall’ingresso dei soldati russi nel campo di concentramento di Auschwitz sono numerose le iniziative per ricordare le vittime dell’olocausto. Una di queste è un nome che ha fatto parte della storia dell’Inter. Si parla degli anni ’30 ed il personaggio in questione risponde al nome di Istvan Toth-Potya. L’ungherese è stato uno dei migliori allenatori d’Europa. Moderno e vincente. E una persona coraggiosa, che pagherà alto il prezzo per aver agito in nome della Giustizia.

IDOLO IN UNGHERIA PRIMA DELL’APPRODO ALL’INTER

Nel 1931 l’Inter, quinta nel campionato vinto dalla Juventus, decide di separarsi dall’allenatore ungherese Weisz. A sostituirlo viene chiamato Istvan Toth-Potya, 40 anni, anche lui magiaro. E’ stato un ottimo attaccante, una colonna del Ferencvaros. Da allenatore tre titoli nazionali consecutivi, una Coppa dell’Europa Centrale e tante innovazioni: dalla preparazione precampionato, alla grande attenzione nell’allenamento, fino alle schede personalizzate ai giocatori. Con queste credenziali si presenta a Milano. La squadra che ha a disposizione è ottima: la classe infinita del 21enne Giuseppe Meazza, il talento dei sudamericano Attilio Demaria, la quantità-qualità del centrocampista Pietro Serantoni, oltre all’intelligenza calcistica di Giuseppe Viani. Stagione tra alti e bassi chiusa con alcune belle soddisfazioni come la vittoria nel derby d’andata e a distanza di due punti dal terzo posto. Risultati che inducono l’Associazione Sportiva Ambrosiana-Inter a separarsi a fine stagione.

IL RITORNO IN PATRIA E I MAGNIFICI ATTI DI UMANITA’

Il tecnico torna in Ungheria e vince un titolo con l’Ujpest e una Coppa nazionale con l’amato Ferencvaros, fondando anche l’Assoallenatori magiara. L’ultimo trionfo lo conquista in un’Ungheria segnata dalla guerra e dallo strisciante antisemitismo alimentato dagli estremisti delle Croci Frecciate. Toth-Potya non sta a guardare, nel 1944 inizia la deportazione in massa degli ebrei ungheresi verso i campi di sterminio. Con suo ex compagno costituiscono una rete clandestina denominata Dallam. Nascondono gli ebrei in case fidate o in istituti religiosi, e in meno di un anno ne salveranno a decine, fino a quando nel novembre 1944 un delatore li denuncia. Vengono arrestati, processati per l’alto tradimento e condannati a morte. Li fucileranno insieme all’alba del 6 febbraio 1945. Il 13 l’Armata Rossa entra nella capitale ungherese. Dopo la Liberazione Istvan verrà sepolto al Cimitero Kerepesi di Budapest, un uomo giusto, cuore e orgoglio per tutta l’Inter.

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