Ansa – Calcio e ‘ndrangheta, ecco cosa rischia Agnelli

La commissione antimafia si concentra sul mondo del calcio. Infatti, i parlamentari ascolteranno i presidenti di Figc, Aic, Lega di serie A, Lega di serie B e Lega pro. Lo scopo è quello di chiarire quanto la mafia sia dentro al mondo del calcio.

MAFIA CLUB, IL CALCIO PER ACQUISIRE CONSENSI

Stefano Vaccari, esponente del Pd è stato chiaro: “Il calcio è un utile volano per acquisire consenso elettorale, economico e finanziario”. Infatti, lo scorso maggio si raggiunge un accordo tra i vari esponenti per prevenire le infiltrazioni mafiose nel calcio.

Come riferisce l’Ansa, la procura della Figc, vorrebbe deferire sia Andrea Agnelli che altri dirigenti (ed ex dirigenti) nonché la stessa Juventus (come responsabilità diretta ed oggettiva).

AVVISO CHIARO: SI COMINCIA DALLA JUVE

Il procuratore Giuseppe Pecoraro, al termine degli accertamenti nati dopo l’inchiesta della procura di Torino sulla ‘ndrangheta in curva, ha inviato mandato di iniziare proprio con la Juventus. Poi si continuerà con Crotone, Catania e altre società che sono finite nel mirino della giustizia.

E fra qualche settimana verranno convocati i vertici bianconeri. Intanto, però, bisogna capire bene le dinamiche relative al bagarinaggio dell’inchiesta di Torino. Un ex capo ultras (indagato) è accusato di aver messo in contatto la famiglia Dominello (prolungamento del clan Pesce Bellocco) con la dirigenza della Juventus.

Da questo contatto nacque un patto. Infatti, il boss avrebbe avuto in cambio dalla curva biglietti da distribuire ai supporter o da utilizzare per il bagarinaggio. L’accusa è pesante: il capo ultras cita Andrea Agnelli chiaramente. “Mi vidi con lui e parlammo della gestione di biglietti e abbonamenti”. Parole chiare che certificano il coinvolgimento della Juventus e della famiglia Agnelli.

Infatti, nelle ultime 5 stagioni, Agnelli, come riferisce Pecoraro ha cercato di mantenere l’ordine pubblico attraverso il coinvolgimento di esponenti mafiosi, autorizzando la fornitura di biglietti e quindi favorendo il bagarinaggio.

DERBY DI TORINO E GLI ALTRI INDAGATI

Non finisce qua. Si parla anche del derby del 23 febbraio 2014. Il presidente bianconero accettò l’utilizzo di materiale pirotecnico vietato e striscioni per compiacere agli ultras.

Gli altri indagati sono Francesco Calvo, Alessandro D’Angelo e Stefano Merulla. Il primo ex dirigente del settore commerciale, mentre gli altri due erano security manager e responsabile del ticket office.

Ultima considerazione: non c’è certezza che questi tre dirigenti fossero consapevoli di agevolare la mafia. Anche perché nessun dirigente è stato indagato in sede penale. In ogni caso la Juventus, si precisa, ha sempre collaborato con la giustizia penale e sportiva.

Impostazioni privacy