Gagliardini, storia di un acquisto ‘normale’

Gagliardini Inter, come il centrocampista si è preso la Beneamata

Gagliardini Inter, l’elemento imprescindibile di Pioli

L’importanza di essere Gagliardini. Sì, perché non è importante chiamarsi, come l’Earnest wildiano, ma essere. L’essenza a dispetto del ‘nome’, quello, spesso straniero, cercato dall’Inter nei precedenti mercati, a scapito del prodotto nostrano. Gagliardini i galloni della ‘promessa’ se li è guadagnati sul campo, e non con qualche giocata spettacolare inserita in un video su YouTube. Girone d’andata pazzesco con l’Atalanta di Gasperini, occhi di mezza Italia addosso. L’Inter lo vuole, lo prende e lo porta a Milano. Un giocatore apparentemente ‘normale’, ma dalla duttilità e semplicità disarmante. È in classe 1994, ma gioca con la sicurezza di un veterano. Testa alta e due tocchi, gli ingredienti che hanno conquistato Pioli. Altra peculiarità, la facilità con la quale si è inserito nell’ambiente e nello scacchiere Inter, da sempre un’impresa ardua. E invece no, la normalità di Gagliardini si è tramutata in imprescindibilitá per il mister, che dal rettangolo verde non ce lo leva più. La faccia da bravo ragazzo e il coraggio di prendere la ‘5’ di Stankovic la dicono lunga su quello che Gasp ha definito ‘il Pogba Bianco’. Niente paragoni, niente ‘nomi’. Gagliardini ha i piedi per terra e il futuro nelle mani. Mette ordine, ma lo fa dannatamente bene. È un normalizzatore, proprio come Pioli. È venuto con l’ambizione di riportare l’Inter nell’Europa che conta. Come da ‘normalità’.

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