L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Cammin facendo

Doveva essere una domenica positiva, e difatti lo è stata. L’Inter ha riottenuto una vittoria in trasferta che mancava da settembre, al termine di una prestazione convincente. Ha approfittato dei vari scontri diretti per recuperare due posizioni e guadagnare punti sul secondo e il terzo posto. La distanza da 11 e 8 punti si è ridotta a 8 e 7, con freccia inserita ai danni di Torino e Fiorentina. Nulla di trascendentale, ma qualcosa che ha reso più digeribile il pranzo. E che consente di guardare all’imminente futuro con un minimo di serenità e convinzione in più. Un futuro che si chiama Lazio e si preannuncia molto ostico.

Perchè così bisogna ragionare, senza tabelle e proclami, ma affrontando passo dopo passo un cammino che non può più avere altre cadute. Il numero di scivoloni ha già oltrepassato il limite consentito, perciò l’obbligo è quello di procedere con i piedi di piombo. Per non farsi più troppo male, per non leccarsi le ferite a lungo e non ricadere a terra con troppo rumore. Il malato è ancora convalescente, non ha smaltito del tutto i postumi di una lunga e logorante malattia. Il rischio di ricadute è sempre dietro l’angolo.

15608722_10210001842875324_161019156_oNel frattempo, sarebbe ingiusto non notare i miglioramenti e le note positive di una fredda tarda mattinata emiliana. Una difesa ancora imbattuta, un pallino del gioco quasi sempre tenuto in mano, le occasioni create. Un equilibrio trovato con un incisivo Felipe Melo. Con un Brozovic in grado di dare le giuste geometrie. Un Joao Mario a suo agio sulla trequarti e in continuo movimento tra le linee. Un Miranda di nuovo sul pezzo e un Candreva bello e decisivo allo stesso tempo. Il lavoro di Pioli sta pagando, tatticamente e psicologicamente. La squadra mostra una sua quadratura e anche gli artigli quando servono.

Al netto di svarioni individuali tangibili e rischiosi, vedasi alla voce Murillo. Di poco cinismo sottorete, vedasi alla voce Perisic. Di un bomber che sembra leggermente sottotono nelle ultime partite. Problemi da risolvere o a cui sopperire, ma che servono a non farci guardare più in là di quello che dovremmo. Il rischio di un volo troppo alto è sempre quello di un atterraggio pericoloso. Una corsa attenta e non forzata può essere al massimo intralciata, ma le ferite nemmeno si noterebbero. Ancora testa bassa e pensiero fisso sulla Lazio. Poi ci sarà la pausa, e con essa il nuovo anno.  La giusta occasione per resettare e ripartire col piede premuto a tutta forza sull’acceleratore. La speranza è quella di arrivarci in salute. Solo allora la nostra corsa, evitato l’ultimo intralcio, potrà trasformarsi in un volo leggiadro.

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