Caro Frank questa non è Inter, ma non è tutta colpa tua

L’aria che si respira all’Inter è quella di un probabile ribaltone, nel calcio a pagare è sempre l’allenatore anche se nel caso dei nerazzurri de Boer non è quello che ha maggior colpe, ovvero è un tassello che non tiene in un muro pieno di crepe.

c_29_articolo_1122772_upiimgprincipaleoriz

Partiamo dall’allenatore, innanzitutto preso ad agosto e che per voglia di fare e mettersi in mostra nel campionato più complicato del mondo accetta la corte di Thohir. Nessuno però ha spiegato a de Boer che cos’è l’Inter, ci può provare Zanetti che però non ha la faccia da cattivo che deve dire le cose a muso duro, non lo può fare Thohir perché il tycoon indonesiano ancora difficilmente capisce che pianeta sia il nerazzurro.

La rosa appare incompleta nelle sconfitte e perfetta quando si vince, il terzino è un problema da sempre e ora ci si è messo l’ulteriore dubbio su che fare di uno come Banega, diventato un panchinaro lui che potrebbe essere il genio della lampada, come Jovetic, come Gabigol, come tanti oggetti misteriosi che spesso si notano in panchina o per qualche lamentela inopportuna come tempi.

De Boer ha dalla sua le colpe di avere un atteggiamento troppo compassato, studiare l’italiano va bene ma farsi capire dai giocatori è ben altra cosa.

Sopratutto da giocatori che non hanno attributi.

E qui parte la discolpa di de Boer, che è vero che non ha dato né gioco né un’anima ai suoi giocatori, ma quello che si è visto a Bergamo è una squadra priva di cuore che litiga con se stessa per arrivare a non si sa bene cosa. Icardi che spiega a Eder i movimenti da fare è l’emblema, Joao Mario che brancola nel buio e Brozovic che fa di testa sua (e Mancini ha sempre messo in dubbio che il giocatore abbia una testa) non fanno altro che condannare il tecnico olandese.

Con l’Inter bisogna essere drastici, è come un pallone che se non viene gonfiato per un po’di tempo si affloscia e diventa triste e quando le cose vanno male ai nerazzurri sono destinate ad andar sempre peggio, mentre quando vanno bene di solito arriva un casino per destabilizzare l’ambiente, lo diceva Mourinho, lo spiegava Mancini, non l’hanno fatto capire a de Boer.

Lanciamo un ulteriore provocazione, all’Inter non serve un traghettatore nel caso si separasse da de Boer, serve un allenatore, non uno che sa che la sua avventura è a tempo determinato, perché il giocatore nerazzurro deve essere costantemente messo sotto pressione, cosa che verrebbe a mancare sapendo che chi dà gli ordini da mercoledì in poi non ci sarà il prossimo anno e a quel punto esisterebbero due strade percorribili ma anche vicino all’impossibilità: richiamare Roberto Mancini o prendere Fabio Capello e il suo muso duro.

Impostazioni privacy