Mondofutbol: le storie che si intrecciano tra Bergamo e Milano, da Domenghini a Facchetti

Nostalgico e bellissimo pezzo pubblicato sul sito ufficiale dell’Inter, scritto da Mondofutbol, sui giocatori che, in anni ormai molto lontani, hanno intrecciato le loro carriere con entrambe le divise nerazzurre, essendo nati e cresciuti nei territori che uniscono Bergamo e Milano, città non troppo distanti, ma divise da fiumi, paesaggi, vallate.

Il racconto è partito con un giocatore storico della Dea, Severo Cominelli, bandiera della società orobica con 60 reti, record storico durato fino al 2007, nato a Parre, vicino le maestose Cascate del Serio, uno dei maestosi paesaggi che si ergevano nella campagna lombarda. Suo è stato il primo goal dell’Atalanta all’Inter in Serie A, prima di vestire anche la maglia del club milanese nel 1941, quando una guerra pericolosissima già stava lacerando l’Italia e tutta l’Europa. Proprio con le scarpe fatte di panno ai tempi della prima Grande Guerra, gli scarpinócc, Cominelli era cresciuto col pallone tra i piedi, come tanti altri ragazzi della sua età.

Prima di lui un precursore del tragitto Bergamo-Milano era già stato Carlo Ceresoli, portiere approdato nel 1932 all’Inter e campione del mondo con la Nazionale nel 1938, la stessa Nazionale di tal Giuseppe Meazza. Ceresoli aveva iniziato a parare in un oratorio di Bergamo prima di compiere i primi seri passi nell’Audens Bergamo, squadra progenitrice dell’Atalanta e alla quale oggi è rimasta intitolata una piazzetta pubblica, luogo di ritrovo per studenti universitari.

Facchetti_titleE come escludere da tutto questo Giacinto Facchetti, il gigante buono della storia dell’Inter, da calciatore e da presidente, nato nel simbolico paese di Treviglio, che si pone proprio a metà strada tra le due città e simbolo dei valori orobici che hanno contraddistinto la sua carriera in nerazzurro: la volontà, la tenacia, il sacrificio, la forza delle radici, la passione verso le proprie tradizioni.

E compagno di squadra di Facchetti, nella compagine passata alla storia come Grande Inter, c’era Angelo Domenghini, tornante cresciuto nel comune di Lallio, chiamato Alea dagli antichi romani, per il vessillo con un simbolo del dado raffigurato. Altro giocatore giunto dal bergamasco, e anche dall’Atalanta, per rendere più ricca Milano e l’Inter.

 

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