EDITORIALE – Interisti casinisti

Amala, Pazza Inter amala..” e via dicendo con l’inno dell’unica squadra mai retrocessa nella seconda divisione del massimo campionato calcistico italiano. Bell’onore, ma da ieri conferiamo all’Inter il titolo di gruppo sportivo più incasinato del mondo.

Thohir

Sfido io a trovare in Europa, non solo in Italia, una squadra dal tasso di masochismo più alto rispetto ai nerazzurri. Non si può. E in questo pezzo non citeremo Walter Mazzarri che avrebbe di sicuro una scusa per tutti e per farci riflettere.

Prendiamo la Juventus come esempio, Marotta, Paratici e Agnelli, stop. Nessun altra figura che prende parte al mondo bianconero, neanche Nedved preso più perché una figura bionda in tribuna è sempre ammirevole.

Inter: Thohir, Moratti, Zhang Jindong, Zhang Steven, Javier Zanetti, Piero Ausilio, Mauro Icardi, Wanda Nara, non necessariamente in quest’ordine di importanza, un casino? No, molto di più.

Andiamo con ordine, in estate un gruppo cinese di elettrodomestici vuole l’Inter, Erick Thohir, l’uomo chiamato “plusvalenza personale” fiuta l’affare, non dice niente al suo odiato allenatore, negozia, vende, crea una conferenza stampa da far invidia a Trump-Clinton.

Torneremo grandi.

Neanche il tempo di gioire che nessuno spiega l’italiano a Zhang Jindong, il suo “Fozza Inda” vale la sigla Gialappa’s di Mai Dire Banzai, simpatico programma degli anni novanta.

Cominciamo bene.

La nuova proprietà vuol fare le cose in grande, essere unica in tutto, perciò caccia via l’allenatore nel ritiro estivo, chi avrà avuto ragione tra Mancini e Thohir non si saprà mai, a meno che uno dei due non scriva un’autobiografia.

Al posto di Roberto Mancini arriva il sergente Frank de Boer, famoso per non farsi capire e dare la colpa al gemello Ronald che infatti ora fa l’analista delle partite in Olanda, farlo in Italia sarebbe complicato per l’infinito numero di analisti sparsi a San Siro.

Il nuovo mister si presenta confondendo i tifosi, il proclama, come

ecco-il-discorso-di-de-boer-ai-calciatori-per-cancellare-mancinidisse un profeta di Setubal, “Io non sono pirla” non può essere detto, perché poi alla fine si potrebbe scoprire che l’aggettivo milanese può essere utilmente utilizzato.

La nuova proprietà investe sul serio, di botto vengono presi Joao Mario e Gabigol, con quest’ultimo rapito dal Brasile perché serve subito. In campo l’anno visto solo per dieci minuti.

Quando de Boer sembra pronto ad essere gettato in un precipizio ecco il coniglio che sbuca fuori dal cilindro, 2-1 alla Juventus e obiettivo stagionale centrato. Il più pessimista dei tifosi dice: “Si, anche Stramaccioni ha battuto i bianconeri e poi non ne ha azzeccato una”. Maledetta storia.

Poi veniamo al weekend appena trascorso.

Abbiamo tre soggetti protagonisti, quello A che comunemente chiameremo Icardi Mauro, quello B che chiameremo Curva Nord e quello C società.

Il soggetto A dopo varie ed estenuanti trattative per rinnovare un contratto adeguato in un passato recente trova un accordo per il 2021, è già capitano ma vuole di più, altrimenti una volta a casa saranno guai perché la bionda che l’attende non è gemella di Nedved ma una signora abbastanza decisa (e ci limitiamo qui).

Tra le tante cose partorite nella testa di Icardi Mauro c’è anche un libro, raccontare la propria vita dalla nascita fino al compleanno, in tutto 23 anni.

23 anni?

Il più simpatico juventino la spara grossa: “Dev’essere un libro che spiega l’arte di passare dalle costruzioni alle donne“. Magari fosse così.

Neanche un accenno ai nemici, da Maradona a Messi, dal Tata Martino a Bauza, finendo per parlare di Maxi Lopez. Sarebbero stati capitoli interessanti.

Icardi Mauro in un delirio di onnipotenza racconta i fatti accaduti in quel di Sassuolo (Reggio Emilia ad essere pignoli), un’Inter orribile, una sconfitta e qualche parola di troppo contro i tifosi.

Tifosi interisti che, abituati e vaccinati alle sconfitte, hanno anche dimenticato, magari ci hanno ironizzato sopra e sono andati avanti. Così va la vita e così deve funzionare.

Icardi Mauro no, non si sa chi lo gestisce e lo consiglia, ma di sicuro non sono persone geniali. L’Icardi parla di una maglia data da un bambino e rigettata addosso da un ultras (non si fa) e in preda al delirio che di solito si ha al bar dopo varie casse di birra minaccia di conquistare Milano con amici argentini di dubbio gusto.

Comunque, se a 23 anni scrivi un’autobiografia o sei Paris Hilton e non sai cosa fare o è meglio lasciar perdere.

Ok, finito li? No, l’Icardi non si scompone davanti alla protesta della Curva e dichiara amore per l’Inter.

Il soggetto B è il gruppo più caldo del tifo nerazzurro, i cosiddetti ultras. La Curva Nord si sente offesa dalle parole del capitano, ma anziché rispondere con l’indifferenza, che sarebbe la peggiore delle offese, scivola ai livelli dell’Icardi, lo fischia, destabilizza l’ambiente e lascia la squadra a cuocere nella lava dei casini che la stanno accerchiando.

Risultato, l’Icardi sbaglia un rigore, il Cagliari sbanca San Siro e Aldo, Giovanni e Giacomo sanno di non dover rischiare più mettendo 2 in schedina in favore dei sardi.

La Curva Nord non si ferma ai fischi, insulta l’Icardi con striscioni e chissà cos’altro e accettati o no allo stadio fanno parte del palcoscenico italiano, cosa che non si vede in Inghilterra in quanto non esistono le curve organizzate o così ci fanno credere.

Verità o no sarebbe bello che gli ultras mettessero nero su bianco raccontando i fatti di Reggio Emilia (Sassuolo), perché chi legge il libro del ventitreenne Icardi dà ragione al giocatore.

Ma i tifosi dichiarano amore per l’Inter.

Il soggetto C è la società. Le parole di Zanetti fanno rabbrividire: “Puniremo Icardi, i tifosi si rispettano, prenderemo provvedimenti, ecc..ecc..“. Detto che la società può dire e fare ciò che vuole e che, ribadiamo, non è l’autobiografia di Springsteen che qualcosa in vita ha fatto, ci si chiede come mai la dirigenza sapendo che il capitano sta scrivendo un libro che gioco forza riguarda anche l’Inter, non sia a conoscenza del contenuto del libro, non abbia interpellato il giocatore e ora non sappia che fare, trovandosi tra due fuochi, o la Nord o Icardi.

E qua ci fermiamo, perché dopo aver visto Inter-Cagliari ci sorge un bruttissimo dubbio, cioè che nessuno dei tre soggetti in questione abbia ben presente il nocciolo della questione, cioè l’Inter, una squadra presa a sassate ovunque, dai giornali filo-bianconeri alle tv a tinte rossonere e anziché far gruppo ed essere “siamo compatti contro chi non è Inter” ci si fa del male internamente, creando altri psicodrammi oltre oltre alle sconfitte, scatenando l’ilarità avversaria e consegnando un altro capitolo confuso alla storia recente nerazzurra.

Quella sì meriterebbe un libro, ma sarebbe troppo chiedere a Mazzarri una conclusione senza scuse.

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