EDITORIALE – Senza rispetto

Negli ultimi anni sono state tante le sconfitte dell’Inter, in particolare quelle clamorose perché arrivate contro avversari di basso profilo o dopo prestazioni sconcertanti. Raramente però una partita dei nerazzurri può aver irritato come quella vista a Praga: un autentico incubo che va oltre anche rispetto al ko d’esordio contro lo sconosciuto Hapoel Be’er Sheva.

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La partita contro gli israeliani resterà ovviamente una delle sconfitte più rocambolesche della storia recente del club ma la quantomeno arrivava in forma leggermente diversa rispetto alla debacle di ieri. Al Meazza il primo tempo era stato scialbo ma quantomeno equilibrato (ma era pur sempre l’Hapoel quindi non è un’attenuante) e la prestazione era stata assolutamente negativa nella ripresa con le due reti degli ospiti. Contro i cechi si è visto uno spettacolo persino peggiore con una squadra che dal primo minuto (cioè dal momento dell’ingresso in campo) ha pensato di essersi recata in un campo di provincia per la classica sgambata estiva contro una selezione locale e a scopo di semplice allenamento. Invece si era in Europa League, che a detta dell’ambiente doveva essere il trampolino di lancio per tornare nell’Europa dei grandi: e no, non ci siamo proprio…

Vero, l’Inter vista nei due giovedì europei era formata soprattutto da seconde e terze linee (basti pensare che alcune seconde linee non siano nemmeno in lista) ma è inammissibile uno “spettacolo” come quello visto a Praga. Una squadra mai in partita, in grado di commettere errori scolastici, di distrazione, di concentrazione e chi più ne ha più ne metta: il punto forte delle grandi squadre sta proprio nella mentalità delle riserve ma nella truppa di De Boer tanti giocatori sembrano essere rassegnati già al momento di entrare in campo. Allora nessuno stupore se una squadra senza tecnico e con altrettante riserve (nello Sparta mancavano almeno tre titolari per infortunio) si sia risollevata proprio contro l’Inter da un periodo di assoluta crisi delle ultime settimane.

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Serve rispetto per una maglia che può pesare come un macigno ma che dovrebbe essere un onore poter indossare, serve consapevolezza del fatto che giocare per l’Inter dovrebbe rappresentare uno stimolo grandissimo per un professionista e soprattutto occorre coscienza nel saper avere il giusto approccio alle partite a prescindere dall’avversario.

Nel calcio moderno se non ci metti grinta e cuore (oltre alla tecnica, quando c’è) puoi perdere anche contro una squadra di dilettanti: ed è proprio da dilettanti un atteggiamento come quello che ha portato per esempio al raddoppio di Kadlec con giocatori tutti fermi, distratti, persino a parlare fra loro mentre gli avversari vanno in gol.

Senza la sua spina dorsale questa squadra ha dimostrato di non avere alcun punto di riferimento e di essere priva di carattere ma il rispetto, quello degli uomini oltre che degli atleti, non può e non deve mancare. Si può perdere contro chiunque e con qualsiasi risultato ma non si può accettare una sconfitta già scritta in partenza e arrivata da una prestazione a dir poco sconcertante: se le riserve non sono all’altezza potrà anche essere colpa di un mercato che ha delle falle nonostante le grandi cifre spese ma non è da considerarsi come alibi: esistono titolari e riserve ma sono tutti giocatori dell’Inter. E no, l’Inter non merita questo.

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