EDITORIALE – Mea Culpa

Pensavo fosse un calesse… invece (forse) era amore. 

Ribaltando il titolo del celebre film di Masssimo Troisi, forse otteniamo il quadro della situazione in casa Inter.

Ed io che pensavo che fossero arrivati dei nuovi Thohir. Pensavo ad un’altra proprietà lontana da Milano non solo fisicamente, ma soprattutto di idee e portafogli. Pensavo ad una confusione totale, immaginavo banchieri, notai e ragionieri senza cuore e senza scrupoli e pensavo avessero dimenticato uomini, poeti e romantici.
La strada è ancora lunga e c’è tutto da dimostrare…ma che partenza, che ingresso!

Un’idea c’è e sembra essere la stessa di sempre: riportare l’Inter dove merita.
Ma a differenza del passato, sembrano esserci pure i fatti. La tempistica non è del tutto esatta, anzi per nulla esatta, eppur si muove!

Tanto per cominciare hanno messo in chiaro chi comanda!
Mancini è offeso perché non ha l’ultima parola, perché si sente escluso eccetera ecctera? Grazie mille Mancio, quella è la porta.

Hanno detto che si punta sui giovani e così sarà. Gabigol, ma costa molto! Preso.
Joao Mario, costa moltissimo. Preso! E sembra non essere ancora finita.

E poi, come insegna il governo cinese, tutto deve essere organizzato, studiato e preparato. Non si improvvisa nulla.
I boss arrivano a Milano, si apre il sipario e lo show ha inizio. Poche parole, anzi zero, solo fatti.
L’Italia è stata colpita da una tremenda tragedia, cordoglio e 200000 euro. Basta così? Neanche per idea.
I due gioiellini del mercato, orchestrato dal fido Ausilio, sono pronti, sorridenti ed al fianco dei nuovi proprietari.

gabigol-brasilE non si tratta, con tutto il rispetto, di Melo e compagnia, ma di calciatori che accarezzano il pallone, che tessono trame e riportano il calcio alla sua poesia.
Perché lo sport più bello del mondo dev’essere gioventù, armonia e follia.

Mea Culpa, mea culpa, ho dubitato pure del capitano. Sì proprio di Zanetti. Lo vedevo in disparte, lontano dal comando. Una figurina da mostrare e niente più. Ancora mea culpa. Il capitano (oggi vicepresidente) si ripresenta in grande spolvero, tira per le orecchie gli indisciplinati a cominciare da Icardi, ci mette la faccia per tutti ed è l’Uomo della società. Chapeau.

Capitolo allenatore.
La presentazione è stata abbastanza infelice, il modulo scelto ha fatto accapponare la pelle e ritornare con la memoria a tempi bui. Ma la rivincita può essere dietro l’angolo e le motivazioni sembrano quelle giuste.

Da dimostrare c’è ancora tutto e per l’amore c’è ancora tempo, ma al momento c’è poco da dire.

Benvenuto mister Zhang, con tante scuse per la freddezza iniziale ma sa, siamo interisti e ne abbiamo viste tante.     

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