Frank De Boer e la sua idea di calcio: frizzante, veloce e offensivo

A meno di clamorosi dietrofront societari, Frank de Boer sarà il nuovo allenatore dell’Inter, dopo l’esperienza all’Ajax, conclusasi amaramente con l’Eredivisie sfuggita all’ultima giornata. Da cosa, quindi, è rimasto colpito Erick Thohir? Sicuramente la predisposizione ad un ottimale lavoro con i giovani ed un amore spassionato per la disciplina e l’uso ideale del bastone e della carota perché, con lui, poco inviso ai media, chi sbaglia paga.

La sua carriera, a differenza di Mancini, ha avuto la giusta dose di gavetta, necessaria per accumulare quell’esperienza essenziale per competere ad alti livelli. Infatti, iniziò dal settore giovanile dell’Ajax, diventando assistente di Van Marwijk nello sfortunato Mondiale 2010 con l’Olanda fino al dicembre dello stesso anno, in cui a sorpresa, prese le redini degli olandesi, che portò alla conquista del titolo numero 30 per i lancieri, seguito da altri tre titoli per un poker storico: nessuno dei top coach olandesi, infatti, è riuscito a conquistare quattro titoli consecutivi. Una frase ad effetto, alla fine del quadriennio vincente, di cui Thohir, probabilmente, è rimasto folgorato, è stata: “Quando sono arrivato qui, la squadra non costruiva calcio. Noi abbiamo cercato di inserire giovani, far nascere il gioco dalla difesa, proporre un calcio attraente e dominare per 90 minuti”.

È l’ultimo discorso da vincente, che riassume, però la sua idea di calcio: frizzante, veloce, offensivo. 4-3-3 come modulo mantra, affiancato dal 3-4Frank-De-Boer-3 e dal 4-2-3-1, schema che, probabilmente, verrà utilizzato nelle prime partite come coach nerazzurro. Ecco i pro del calcio di Frank De Boer, ma le difficoltà saranno molteplici: l’ambiente nerazzurro non vuole l’ennesimo anno di ricostruzione, ma vuole vittorie. Il bel gioco potrebbe soddisfare i palati fini del pubblico nerazzurro, ma si sa, l’importante nel calcio, così come nello sport, è vincere, lasciando agli altri l’orgoglio ipocrita, ovvero quella frase che riecheggia come inutile consolazione: ”l’importante non è vincere, ma partecipare”.

Le ultime due stagioni sono state deludenti, ma il tecnico olandese, con il suo carisma, è pronto a ripartire in un campionato che conosce poco. È vero che parla 4 lingue, ma l’italiano manca ed in Italia la comunicazione è importante: sarà affiancato da un uomo forte (si parla di Chivu), ma per De Boer la strada sarà in salita. Starà a lui dimostrare di essere l’uomo giusto dell’Inter, senza dimenticare un aspetto fondamentale: l’interismo.

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