Caro Mancini, non doveva finire così

Caro Mancini, non doveva finire così. La società ti ringrazia per l’impegno e la professionalità dimostrate nei confronti del club negli ultimi 20 mesi di lavoro. Io un po’ meno, perché quel progressivo tracollo che ci ha portati dal vertice della classifica al (faticoso) quarto posto ancora brucia nei cuori nerazzurri. Probabilmente il tuo ritorno è stato uno sbaglio fin dall’inizio. Ma l’Inter è una squadra romantica, un club in cui gli amori “non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano”. Caro Roberto, tu sei stato quello che ha dato il via ai successi nerazzurri portati all’apice da Mourinho. E se idolatriamo The Special One per averci riportati sul tetto d’Europa e del mondo, certo non possiamo dimenticare il tuo labor limae sulla squadra, quell’impronta di mentalità vincente che José è riuscito a portare ai massimi livelli.

mancini

Ma l’amore fa male. E’ capace di distruggere, in maniera consapevole o del tutto volontaria. Perché quando un amore è passato, la dolcezza sta nel ricordo. Se è andato il motivo ci sarà. Però è sempre difficile comandare il cuore e quando le cose non vanno per il verso giusto si cerca un porto sicuro, una persona che ci ha fatti star bene. Il cuore lo sa, noi lo sappiamo. Ecco spiegato il tuo ritorno, caro Mancio. L’Inter di Thohir ha sperimentato Mazzarri: voleva provare qualcosa di nuovo, non è andata come sperato. Troppe le ferite per rimettersi in gioco, per conoscere qualcuno che ci proteggesse, amasse, coccolasse. Siamo ritornati da te. Ma si è notato subito quanto fossi cambiato. L’esperienza inglese ti ha reso un uomo diverso (non migliore e non peggiore, solo diverso): più maturo, ma anche più freddo. Non avevi negli occhi la scintilla della passione, del sentimento, dell’amore.

Avevi un aplomb britannico, un cipiglio fiero, una calma e flemma alla Phileas Fogg. Sei sempre stato uno dal pensiero lucido e perfezionista, incapace forse a lasciarsi andare al proprio istinto. Tu dovevi e devi pensare, sempre. In campo era così, lo è stato anche in panchina. Ma la nuova esperienza non è andata bene: la minestra riscaldata può risultare indigesta…e un ex è pur sempre un ex. Hai cercato di svolgere il tuo lavoro. E’ vero, sei stato professionale, ma non ci hai messo quella passione da innamorato. Sembravi indifferente. Non riuscivi a scuotere la tua Inter, semplicemente perché non ti attraeva più.

Ecco perché non doveva finire così. Sarebbe stato un rapporto bellissimo, idilliaco. Ricco di successi, pieno di soddisfazioni, realizzatore per tecnico e formazione. Invece no. Ti sei messo contro tutto e tutti. Prima i giornalisti. Poi alcuni giocatori, primo tra tutti Icardi, con alcune dichiarazioni poco felici. Ora le capisco. Erano rabbia repressa, desiderio di fuggir via ma consapevolezza di non potere. Poi la dirigenza. La fiducia nel tuo operato è progressivamente diminuita, fino a sparire del tutto. E, come ben sai, in una relazione la fiducia è il mattoncino fondamentale. Aristotelicamente sarebbe potuto, ma non è stato. Forse l’Inter nella seconda metà del 2014 aveva vacuamente coscienza del fatto che non sarebbe andata a finire rose e fiori. Ma la Speranza è il più romantico dei sentimenti, perché non muore mai e lotta fino alla fine. Già, la fine. Perchè arriva prima o poi. Con te, caro Roberto, che non solo non hai ricucito ma sei stato artefice dello strappo con il club, dal mercato ai giocatori.

Mancini deluso

Quello che fa rabbia è questo. Il fatto che tu non abbia lottato per l’Inter, che non sia stato il gladiatore innamorato di un tempo, ma solo un amante indifferente. Ed è finita, nel peggiore dei modi. Tu cacciato di casa, io tradita, piangente. Perché era destinata a finire, doveva finire, caro Mancio. Ma non così.

Cordialmente tua, la Beneamata.

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