La discontinuità del numero 10. Jovetic e l’eredità di Mateo sulle spalle

Il tifoso interista ha già provato queste sensazioni. Un giocatore dal talento cristallino, indiscutibile se si giudica solo il modo in cui tocca la palla, ma un giocatore spesso criticato per la mancanza di continuità. Parliamo del numero 10 nerazzurro, quest’anno come forse già successo negli ultimi anni.

Stevan Jovetic e Mateo Kovacic non hanno in comune solo la maglia con il 10 sulle spalle. Entrambi dividono il tifo nerazzurro: giocatori che oggi possono deciderti in solitaria una partita, ma domani possono diventare quasi un peso in mezzo al campo. Jovetic quest’anno ha raccolto quella che è stata l’eredità del croato passato al Real Madrid.

Il montenegrino, se in campo, è presente in ogni azione nerazzurra. La palla passa sempre tra i suoi piedi, svaria per tutto il fronte d’attacco, non rispettando una posizione ben precisa. Per fare un esempio, ieri contro la Lazio, abbiamo visto Icardi cercare invano dei movimenti con il compagno di reparto, non trovando mai Jojo pronto alla collaborazione. Non sai mai dove trovarlo, fattore che può essere un bene ma anche un male. Jovetic

Se inciampi in una di quelle serate dove certe giocate risultano fini a se stesse, fai del male a te e alla squadra. Calciatori come Stevan (e come Mateo) vivono di queste giocate che esaltano il pubblico, quando riescono, ma può l’Inter, una squadra in grande difficoltà di manovra, puntare su giocate estemporanee e giocatori discontinui?

Purtroppo per Jovetic, no. All’Inter serve concretezza, gente pronta che ti da un rendimento da 7 costante, non una partita da 8 e una da 5,5. In una società dove non ci fossero problemi economici o dove non si dovesse stringere la cinghia per il mercato, Jovetic sarebbe un’ottima pedina, titolare o dalla panchina, ma nell’Inter sembra non esserci più spazio per lui. La società di Thohir ha la possibilità di spendere per una sola slot in attacco e non sarà l’ex City e Fiorentina ad occuparla.

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