RILEGGI LIVE Presentazione libro Cordoba: “Con Mancini un rapporto speciale, Mou era un fenomeno”

19.47 Termina l’evento

19.46 La parola torna a Moratti: “Il coraggio è la caratteristica principale di Cordoba, lo stimo molto come uomo“.

19.43 Una battuta sul suo connazionale, Murillo: “Non penso si possa fare a meno di Murillo. Ha un passato che lo lega all’Inter, difficile che vada via. Con quello che ha vissuto con Inter Campus ha realizzato un sogno. Dipende dal giocatore, non dipende dall’Inter. Dipende da lui“.

19.40 Ancora Cordoba: “Ci sono stati pochi momenti in cui abbiamo abbassato la guardia. Per arrivare a questo risultato ci vuole anche la fede che ti spinga a fare di più di quello che puoi dare. Quando ero in campo e cantavano il nome, cominciavo a correre di più. I tifosi sono importanti, ti tirano fuori cose che tu non sai di avere. È il dodicesimo uomo“.

19.30 Cordoba: “L’allenatore che mi ha dato di più? Ho cercato di apprendere da tutti. Cuper ci ha mostrato un modo di lavorare. E’ stato una guida. In quel momento eravamo un casino, non eravamo ordinati.  Ho avuto un rapporto speciale con Mancini, che mi ha mostrato piena fiducia. Addirittura c’erano delle partite in cui stavo malissimo con la caviglia e lui mi chiedeva di esserci. Me lo chiese in una partita di Coppa Italia, dove invece di solito si fa turnover: io gli dissi che c’ero. Quando entri in questi rapporti capisci che l’allenatore ha fiducia in te. Perché quando vai in campo vai a giocare per la squadra, un po’ per te stesso, sentendo che sei importante. La cosa fondamentale è il gruppo, poi la società, un presidente che ti supporta, che sa quello che senti; poi se l’allenatore ti chiede di spaccare il mondo tutto si assembla. Non mi interessa fare l’allenatore, non ho il carattere giusto. Ci sono diversi aspetti importanti nel calcio. Mou è un fenomeno, sa utilizzare il miglior momento del giocatore quando serve alla squadra. Ma non si può applicare il metodo Mourinho, perché è una cosa che ha solamente lui. Con lui credo che la motivazione di andare a giocare la finale di Champions ci abbia fatto vincere anche campionato e Coppa Italia. Anche nel momento più difficile, sapevamo che la ROma avrebbe sbagliato e che noi ne avremmo dovuto approfittare“.

19.25 La parola torna a Moratti: “La Coppa Italia del 2005 fu importante, anche perché il Milan aveva perso la CL. Sembrava avessimo vinto noi la Champions. A Madrid abbiamo preso subito l’aereo per festeggiare allo stadio. Una cosa fantastica. Quella notte si sono sfogati abbastanza. Dopo il 2010 credo che abbiamo sbagliato allenatore. Benitez era serio, professionale, non si disucte dal punto di vista tecnico, ma aveva un problema comunicativo. Aveva il peso delle vittorie precedenti. Sembrava di essere in un clima di terrore, non si poteva festeggiare nulla. Mancava entusiasmo. Leonardo per me è uno dei migliori allenatori che abbia mai avuto: bravo dirigente, bravo allenatore“.

19.20 Ancora Severgnini: “Hai fatto 18 gol in A, quale ricordi?”. Cordoba risponde: “Molti. Ma soprattutto uno: ero in dubbio se giocare o no, tornavo da un infortunio. Volevo giocare ma l’allenatore non voleva. Quella volta mi trovai in area su un calcio d’angolo, contro il Napoli: rimpallo in area. Stavo per tornare indietro, ma poi Pandev prese la palla e crossò. Io col sinistro di controbalzo la misi nell’angolino. Impossibile da rifare. Poi feci una capriola, potevo rompermi di nuovo. E’ stata una gioia“.

19.18 Severgnini: “Inizio del libro, molte pagine in cui spieghi come si inizia a giocare. Domanda obbligatoria: ma è un caso che l’Inter sia così legata ai campioni sudamericani? Perché avevate un presidente che amava quel tipo di calcio? Cosa dava il Sud America?“. Cordoba risponde: “Io penso sia la storia a chiamare i giocatori. L’Inter è nata aprendo le porte ai giocatori internazionali. Ogni giocatore sudamericano che arriva all’Inter sa che arriva in una casa“.

 19.16 Parola anche a Facchetti jr: “Io ho un ricordo che voglio condividere: campionato 2005/06, momento in cui l’Inter stava pensando di vendere un giocatore: papà torna a casa dicendo abbiamo richieste per Cordoba e Cannavaro, e io gli ho detto ma ci state pensando davvero? Quell’Inter era fatta da tante persone per bene. Non è un fatto di nostalgia riconoscere tutti i volti. Ma non perché ci mancate, ma anche perché l’Inter fa fatica a parlare una lingua vicina alla città. Quella squadra riuscì a sintonizzarsi con la città“.
Javier Zanetti non è presente all’evento, ma manda un video per salutare suo “fratello”.

19.15 La parola torna ad Adani: “Non è facile trovare uno che ricordi Cordoba. A me piace molto Gimenez dell’Atletico, mi ricorda molto lui. Ivan pensava sempre positivo, non mollava mai. Ricordo un aneddoto del 2003: andammo a Torino contro la Juventus. Dovevamo giocare io, Cannavaro e Cordoba. Poi Cannavaro si è infortunato, al suo posto Gamarra: in quel momento sapevo che avremmo vinto. Avevamo tanti sudamericani con la garra in campo e infatti espugnammo Torino“.

19.10 Severgnini: “MOratti, Cordoba saltava 75 cm. Con quale difensore l’ha visto meglio in coppia?“. Risponde: “Prima di tutto, non faccio l’allenatore e per me è complicato dare una spiegazione tecnica. Sono come voi, non vado a studiare. Sui giornali vedevo che riceveva sempre voti inferiori nonostante fosse quello che si impegnava di più. COn Materazzi e Samuel ha dato molto. Lui sapeva adattarsi e capiva le caratteristiche del compagno. Dote che aveva Samuel così come Cordoba. Anche Materazzi, anche se faceva i suoi casini“.

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19.05 Interviene Adani: “Grazie per l’invito. Voglio chiedere le prime sensazioni che ha avuto dell’era Cuper, rispetto a quella successiva, quando son arrivati i campioni”. Cordoba risponde: “Un gruppo che alimenta un gruppo. Abbiamo iniziato a covare quello che poi siamo riusciti a fare. Noi abbiamo cercato di fare tutto. Ma anche qualche forza strana non ce lo lasciava fare. Poi abbiamo saputo cosa ci limitava. Sono state serate molto intense quelle che ci hanno permesso di cambiare. Anche vivendo momenti di sconfitte molto pesanto. Le gioie che abbiamo avuto, senza le sconfitte, non sarebbero state così. Ancora mi vengono in mente quelle immagini”.

19.00 Moratti: “Perché COrdoba ha smesso?  Non lo so. Ci sono giocatori che hanno un determinato fisico. Cordoba ha lottato anche fuori dal calcio. È un saggio. Anche su se stesso ha un giudizio severo ma molto equilibrato. Questo non lo dico per dire che gioca così e ha sempre giocato così. Lui faceva impazzire quando si trovava il giocatore è da solo davanti al portiere e salvava.Totti invece è una situazione differente. A Roma gli vogliono bene ma… Picchi aveva doti di rapidità, intelligenza. Assomigliava moltissimo all’atteggiamento di ivan. Ed è importante, perchè Picchi è una parte importante della storia dell’Inter”.

Poi ancora COrdoba: “Ci sono giocatori che mi hanno fatto uscire di testa, il calcio lo dei vivere, è agonismo, sudore, sangue. Mi facevano impazzire Totti, Inzaghi. Grandi campioni, ma uno furbo come Inzaghi ci vuole ogni tanto. Totti l’altro giorno ha dimostrato la sua forza. Dipende come viene gestita la situazione dalla società. Deve capire che in quei minuti è sempre importante”.

18.55 Riprende la parola Cordoba, parlando delle simulazioni: “Anche sul libro son stato bello tosto, non sono diplomatico. È facile accorgersi. Adamo, che è qui, nel linguaggio del calcio, dopo 5 minuti capisci se un giocatore ha fatto finta o no, se è entrato duro o è sleale. Son cose naturali, metodo del calcio che impari da piccolo. Magari da fuori non le percepisci, ma noi si. Ad esempio un attaccante che prendi da subito a botte a volte funziona, ma a volte è bello trovare quello che non va dall’altra parte, ma tornano e si gasano. Ad esempio Ibra. È bello trovare giocatori così.Lui sapendo di essere così forte, quando capace che lo prendono di mira, la sua forza è di sparire, anche con il pallone. Lui riesce, è la sua risposta, per dire “Ah tu mi cerchi così? Allora io ti scappo”. Gli arbitri dovrebbero giocare a calcio, perché capisci al volo quando un giocatore si butta o quando è stato toccato

18.52 Parla Caldera: “Voleva controllare, ma si fidava molto di me. Se le cose venivano fuori da sole bene, non abbiamo mai fatto qualcosa per un percorso obbligato”.

18.50 Interviene anche Moratti. Severgnini chiede: “Come hai scoperto Cordoba?“. L’ex presidente nerazzurro risponde: “Questo fatto della cassetta sapevo sarebbe uscito. Quello che mi ricordo di più è la sua. Al tempo non c’era altro modo se non con le cassette, che arrivavano dai procuratori, giocatori o dai direttori generali. Allora c’era Lippi che me ne parlava, forse con Branca. Io ero severissimo, dicevo subito di no. Quello che mi colpì, oltre coraggio grinta dinamicità, quello che mi colpì che pur essendo colombiano, giocava in Argentina e aveva i compiti di maggior responsabilità, comandava, batteva le punizioni, i rigori. La personalità era la dote che più mi colpì. Infatti con chiunque ha giocato, ha sistemato la difesa. Le cassette erano una sicurezza, come per Recoba e Zanetti. Con Cordoba è stata un’operazione fortunata, è rimasto parecchio e ha vinto tutto“.

18.40 La parola passa alla figlia del colombiano: “E’ stato più emozionante leggere il libro che vederlo giocare a San Siro. Posso conoscere il suo passato“.

18.30 Beppe Severgnini chiede a Cordoba: “Cosa scatta nella testa del calciatore quando inizia a scrivere un libro?”.
Cordoba risponde: “Buonasera a tutti. Sono felicissimo, orgoglioso di essere qui con gli amici, le persone più care, a cui tengo. Rispondo alla domanda di Beppe: non è stato facile decidere di fare un libro. Abbiamo avuto una chiamata dalla Mondadori  e ci ha fatto da tramite una cara persona, Paolo Orlandoni con la sua famiglia, che hanno fatto anche loro un libro per la figlia. Lui ha iniziato a mettermi questa cosa nell’orecchio, poi mia moglie è stata sua complice. Io non sono stato mai portato a raccontare quello che mi succedeva. Quello che succedeva nello spogliatoio è sacro. Poi mi sono convinto. Perché ho detto che quello che ho vissuto fino ad ora è un sogno. Ogni giorno la mia famiglia me lo fa sentire. Quindi mi son detto perché no? Magari un domani può servire a qualche ragazzo. E lo dico con modestia a parte. Il significato più bello è quando torno a casa in questi giorni e lo regalo ai miei figli, che iniziano a leggere ora, e mi dicono ma papà qui non parlo di calcio, ma della tua vita. Già questo è un motivo più che fantastico per scrivere il libro. Tramite il libro posso collegare i miei figli al mio passato. Mi sono convinto e l’ho fatto con grandissimo piacere. Grazie a Edoardo Caldara che in questi dieci incontri che abbiamo fatto mi ha reso facile raccontare il libro. Sono felice di essere qui con tutti voi, perché tutti voi avete fatto parte di questo libro. Tutti voi avete reso possibile questo“.

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Ivan Ramiro Cordoba presenta oggi alle 18.30 il proprio libro, “Combattere da uomo”, presso il Mondadori Megastore in Piazza Duomo a Milano. SpazioInter, presente con i suoi inviati Antonio Caianiello e Roberto Bernocchi, terrà il live dell’evento.

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