Tanti auguri a Marco Delvecchio, un ex dimenticato ma essenziale

“Ho bellissimi ricordi dell’Inter. Non scorderò mai il mio esordio in Coppa Italia contro la Juve. Ero a Viareggio e mi chiamarono per giocare con campioni del calibro di Matthäus e Brehme. Stavo bene: Moratti mi considerava fondamentale e mi diceva che ero incedibile, che dovevo dare una mano a far ambientare i nuovi compagni”.

Queste parole sono state pronunciate da Marco Delvecchio, che oggi festeggia il suo 43esimo compleanno. Sì, non ci siamo sbagliati, è proprio lui, l’attaccante che per anni ha fatto esplodere la Curva Sud giallorossa dell’Olimpico, una carriera nella Capitale sublimata dai tanti goal nel derby contro la Lazio, che lo resero un incubo addirittura per un eccelso difensore come Nesta. Gli interisti più giovani o smemorati non sanno, probabilmente, che Delvecchio ha iniziato la sua lunga carriera con la maglia nerazzurra, esordendo giovanissimo nella stagione 1991/92, non ancora diciannovenne. Cinque misere presenze, tra cui il sopraccitato esordio al posto di Fontolan, ma l’emozione di far parte dello storico gruppo dei tedeschi, che in quegli anni rese l’Inter una delle migliori compagini a livello europeo.

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Un paio di stagioni a sgrezzarsi tra Venezia e Udinese, prima di tornare alla base e trovare un allenatore che crede molto in lui, Ottavio Bianchi. Le presenze salgono a dismisura fino a raggiungere quota 35. Con esse arrivano anche i primi goal in Serie A, da quello con la Reggiana, assoluta prima volta, a quello più famoso contro il Padova nell’ultima giornata, che in pieno recupero permise all’Inter di centrare la qualificazione in Coppa Uefa. Colpo di testa, specialità della casa che mostrerà ancora, in lungo e in largo, negli anni a venire. Una rete che poteva essere il preludio ben augurante di una lunga storia, ma che finisce con l’essere l’unico sigillo degno di nota di una breve comparsa.

L’anno dopo viene ceduto alla Roma nella trattativa che porta Branca a Milano. Lui era in ritiro con l’Under 21 e voci di corridoio dicono che non l’avesse presa benissimo. Si é ampiamente riconsolato con una carriera da prolifico, generoso e amato attaccante, acclamato a Roma e in grado anche di vincere uno scudetto coi giallorossi. Una carriera che lo ha visto toccare il tetto d’Europa nel 1996 con l’Under 21 e rischiare di rifarlo quattro anni dopo, ai piani alti, proprio grazie a un suo goal. Un ingresso nella storia mancato, ma un posticino in quella nerazzurra non glielo toglie nessuno. Auguri Marcolino.

 

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