Brozovic e la dura responsabilità nel centrocampo interista. Il croato è all’altezza della situazione? L’Epic è un ricordo lontano…

Marcelo Brozovic, arrivato a Milano, doveva guadagnarsi il posto da titolare in una serrata lotta con il connazionale Kovacic, il brasiliano Hernanes e il discontinuo Guarin, calciatori che hanno lasciato poco il segno nel cuore dei tifosi interisti, ma ampiamente in grado di dare del tu al pallone, caratteristica quanto mai assente nell’attuale centrocampo interista.

Che la cessione di Guarin fosse giusta non si hanno dubbi, ma ha suscitato perplessità la scelta di sostituirlo con un altro attaccante e non con un pari ruolo. Per quanto privo di lettura del gioco e razionalità, Guarin era un giocatore che con forza fisica e discreti piedi poteva creare grattacapi alle difese avversarie. Ora la mediana nerazzurra è un’infornata di interditori, valevoli certo, ma in difficoltà se si tratta di orchestrare una manovra visibile e godibile. L’Inter può permettersi solo un centrocampo a 2, poiché né Melo è né Medel hanno la qualità e il passo della mezzala. Kondogbia può già adattarsi meglio, ma la fatica mostrata sin qui è sotto gli occhi di tutti. Il giovane Gnoukouri, che forse qualche chance in più la meriterebbe, ha caratteristiche simili a quelle dei due sudamericani. Dunque, Marcelo Brozovic è divenuto un faro obbligato, unica plausibile fonte di gioco.

Un regista forzato nella realtà, ma di fatto una mezzala a cui viene tolta la possibilità dell’inserimento senza palla. Lui ci prova, ma i registi sono altro. Ieri, specialmente nel secondo tempo, ha infilato una sequenza di orrori indicibili, dai passaggi più semplici alle giocate più complesse. Purtroppo le serate sorte capitano, ma pesano di più se sei l’unica alternativa credibile, di un certo tipo, all’interno di un meccanismo che non pare costruito benissimo. Su Brozovic è obbligato insistere, per non mostrare ulteriormente il proprio evidente punto debole.

C’è da dire che il suo momento migliore, quello dell’EpicBrozo, è coinciso con la fase in cui giocava da mezzala in un centrocampo a 3. Lui, Kondogbia e uno tra Medel e Melo rappresentano la base, costretta, su cui insistere? L’idea non appare malvagia, tutt’altro. Peccato solo che ora, in casa Inter, ogni mossa sia un azzardo , ogni soluzione sembri lontana o non sufficiente a coprire le voragini che si sono aperte.

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