Si fa 16.000 km per vedere la sua squadra del cuore, ma sospendono la partita

Cosa non si fa per la propria squadra del cuore? Non deve aver avuto nessun dubbio Andrew Urry, tifoso del Southend United da quando aveva 7 anni, prima di trasferirsi in Australia, col regalo di Natale segnato in rosso: vedere la sfida contro il Bradford City. E poco importa se da Brisbane al West Yorkshire ci sono “solo” 16.000 km. Per il calcio questo e altro, insomma. Storia bella e affascinante, tranne che per una cosa: la partita viene rinviata.

Così per Urry, in viaggio per un giorno e mezzo, resta la consolazione di una foto all’entrata di Valley Parade e un pallone autografato da tutti i giocatori, premio di consolazione per non aver visto il match in programma nella terza serie, rinviato per impraticabilità del campo a causa delle forti piogge dei giorni precedenti.

Il carattere di Andrew Urry si dimostra forte e serio, quando il Sun, venuto a conoscenza dell’accaduto, gli chiede un’intervista lui risponde con un tweet: “Thanks but no, #JT96”, cioè no grazie e giustizia per i 96, in riferimento alla tragedia dell’Hillsborough del 1989 dove persero la vita 96 tifosi del Liverpool. Il Sun in quell’occasione diede la colpa dell’accaduto ai tifosi dei Reds, una falsità che ha portato gli stessi fan a boicottare il giornale, tweet poi diventato virale tra i gli stessi amanti del Liverpool con apprezzamento finale dello stesso Urry: “Ho fatto quello che ogni tifoso di calcio dovrebbe fare“.

Cosa più che giusta, ma la prossima volta per il povero Urry meglio dare un’occhiata alle previsioni del tempo.

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