GdS – Questa Inter è da Triplete

I paragoni tra sacro e profano piacciono un sacco, vedere l’Inter in testa alla Serie A a natale fa pensare ad un’altra grande Inter, la più grande degli ultimi 10 anni, quella del Triplete, con giocatori che possono esser paragonati tra loro.

La Gazzetta dello Sport propone un interessante parallelo, a cominciare dai punti, 36 per entrambe le squadre, frutto di 11 vittorie, 3 pareggi e 2 sole sconfitte, destino vuole per entrambe arrivate alla sesta giornata, (Fiorentina 1-4 per Mancini, Sampdoria 1-0 per Mourinho), con la seconda gara persa arrivata tra quattordicesima e quindicesima partita per entrambe.

In più, il 20 dicembre si chiuderà l’anno contro la Lazio, stessa identica cosa per la banda di Mourinho, capace di regolare i biancocelesti per 1-0 nel gelo di San Siro, con gol di Eto’o, cosa che spera accada anche con Mancini, magari con una rete di scarto, marchio di fabbrica di questa Inter.

La differenza tra le due squadre sta nei gol, 34 fatti con lo Special One ma 14 subiti, meno reti fatte con Mancini, 22, ma anche meno presi, solo 9, con Handanovic che tiene chiusa la gabbia in 11 gare su 16.

Il parallelo tra giocatori parte proprio dal portiere sloveno, alla pari con Julio Cesar, pararigori e ipnotici nell’uno contro uno, ma all’estremo difensore manca uno stantuffo come Maicon sulla destra. In compenso la coppia centrale è ugualmente affidabile rispetto al Triplete, Miranda vale Lucio, entrambi brasiliani, capacità d’impostare, gran senso della posizione e corsa simile, con Lucio che ogni tanto aveva la lucida follia di catapultarsi in avanti con grandi sgroppate. L’altro centrale, Murillo, è paragonato a Samuel, anticipo e fisicità, con il colombiano molto più esperto di quanto reciti la sua carta d’identità, 23 anni, incredibile scoperta di mercato.

A centrocampo il paragone che stuzzica di più è Stankovic con Brozovic, entrambi geniali e dal tiro letale, riescono a ritagliarsi spazi importanti anche subentrando, mentre Cambiasso appare più pensatore rispetto a Medel, anche se nei primi anni il Cuchu era diga imperforabile come il cileno. Snejider e Jovetic sono come Aladino per entrambe le squadre, genio e sregolatezza per innescare la punta, Milito nel 2010, Icardi attualmente.

I due terminali offensivi sono ugualmente letali ma diversi per età, Milito nel 2010 era al top della carriera, Icardi ha appena 22 anni ma vede la porta come pochi, con un titolo di cannoniere già in bacheca.

Stessi operai per entrambe le squadre, Eto’o come Perisic, stessa abnegazione per i colori nerazzurri a discapito delle reti da segnare, Pandev come Ljajic, intercambiale e capace di adattarsi a qualsiasi sacrificio in campo.

Manca a questo punto solo la vittoria, l’Inter di Mou era reduce da anni trionfali, con un allenatore capobranco, questa di Mancini arriva da una rivoluzione assoluta, un allenatore meno capopopolo ma con un carattere e uno spogliatoio unito come mai, anche se all’esame manca una vera crisi da superare, come nell’anno del Triplete e i tanti punti recuperati dalla Roma.

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