Si scrive Palacio, si legge sacrificio: avere il Trenza come attaccante di scorta farà sempre comodo

Contro il Genoa è stata una vittoria importante. Dopo la sconfitta amara contro il Napoli, non era facile affrontare la squadra di Gasperini. Per la seconda volta dall’inizio del campionato, l’attacco nerazzurro si è ritrovato orfano di Mauro Icardi. Mancini ha preferito optare per un attacco più “leggero” con Ljajic, Biabiany, Jovetic e Palacio. I quattro attaccanti si sono mossi molto bene, si sono cercati e hanno provato a creare pericoli per la difesa genoana. Ljajic e Biabiany hanno seminato il panico sulle fasce, puntando l’uomo e saltandolo spesso, Jovetic si è acceso ad intermittenza, facendo, però, vedere tocchi di grande classe. E poi c’è Rodrigo Palacio. Proprio colui che non ti aspetti. Per lui poche gare quest’anno, soprattutto da titolare. Solo 475 minuti collezionati dall’argentino in questa stagione, zero gol segnati e un assist. I numeri sembrerebbero non essere dalla sua parte, ma il lavoro che fa el Trenza in questa squadra è davvero encomiabile.

Nella partita di ieri contro la sua ex squadra, ad occhi inesperti, Palacio potrebbe essere risultato un po’ opaco. Ma se si analizza attentamente la sua prestazione, si può notare il sacrificio che l’argentino ha portato nei nerazzurri. Novanta minuti di corsa su ogni pallone, senza mai stancarsi. Pressing sempre alto per non permettere alla difesa genoana di far ripartire l’azione e movimenti senza palla sempre utili per i compagni di reparto.

Palacio è l’esempio perfetto per raffigurare questa Inter: tutti utilissimi, nessuno indispensabile. Infatti, l’ex Boca Juniors, quest’anno, si è accomodato in panchina per parecchie partite, ma quando il Mancio ha chiesto la sua presenza, Palacio si è sempre fatto trovare pronto, fornendo prestazioni di sacrificio e sudore. Si parla di una sua possibile partenza per tornare in patria, ma visto il lavoro oscuro del Trenza, ci penserei più di una volta prima di lasciarlo partire.

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