L’arte di star male una volta esclusi

Eh no cuginetti, non va mica bene cosi, esistono allenatori da attaccare, polemiche da far esplodere, malcontento da esprimere, ma dire di essere infortunati per sparire dai radar della “prostituzione intelletuale” è troppo semplice.

Come diceva quell’allenatore del Triplete nerazzurro nel calcio vi è una sorta di dipendenza dalle squadre, se Kondogbia gioca male nell’Inter è un bidone pagato troppo, se Romagnoli e Bertolacci non rendono nel Milan si devono semplicemente adattare alla nuova squadra.

Poi succede che Icardi faccia panchina con la Roma e parte la filastrocca: è bollito, è arrabbiato, lascerà l’Inter a gennaio, mentre sponda opposta Donnarumma prende il posto a Diego Lopez, promozione? No semplicemente si è infortunato lo spagnolo, tempi di recupero? Esattamente alla riapertura di mercato.

Magari è un caso, ma poi nel Milan c’è il caso De Jong, se l’olandese fosse nerazzurro Mancini rischierebbe brutti titoli ogni giorno, giocatore scontento, in partenza, bollito e cosi via, invece indossa la maglia rossonera, non rientra nei piani di Mihajlovic perché semplicemente infortunato, bastava dirlo prima.

Succede cosi che anche il Tuttosport riprenda la questione, scrivendo “quando star fuori diventa una malattia“, sottolineando che i giocatori “infortunati” saranno in ottime condizioni alla riapertura di gennaio, tipo Jeremy Menez, genio assoluto lo scorso anno e ora realmente infortunato, ma il francese in ottime condizioni oggi nel Milan non potrebbe giocare, ma se Mancini non ha ancora la quadratura del gioco dell’Inter ecco che Mihajlovic a cena trova sempre la formazione ideale, con buona pace di chi resta fuori dagli 11 iniziali, tanto poi s’infortunano.

Impostazioni privacy