TS – Sylvinho: “Dobbiamo giocare meglio ma intanto vinciamo. Roberto ha un problema…”

Sylvinho, collaboratore tecnico di Mancini, si racconta e racconta a Tuttosport di Mancini, Inter e moduli di gioco.

MANCINI “Ci siamo conosciuti a fine 2009, quando Roberto è diventato allenatore del Manchester City. Lui era nuovo, voleva conoscere l’ambiente e si affidò ai più anziani dello spogliatoio. Il feeling è scattato subito. Più o meno simile. Penso che abbia sorpreso più voi italiani, perché mi dicono che sia diverso rispetto a com’era quando lasciò l’Inter nel 2008. L’Inghilterra l’ha cambiato, perché quando fai esperienze all’estero aumenti il tuo bagaglio culturale. Penso che Roberto oggi sia più sereno rispetto a dieci anni fa. E’ un vincente. Lui sa di essere forte e così non è geloso delle persone che lo circondano o degli avversari. Io ho lavorato con 4-5 allenatori e questa cosa si nota subito se uno ce l’ha. Lui sa quello che vuole, dice in faccia quello che pensa. E’ intelligente e bravo nella gestione del gruppo. La sua miglior dote è sicuramente la sicurezza. Difetti? Non so se si può definire così, ma quando si incazza, Roberto si incazza. E’ esigente, per questo ama i giocatori di personalità, che sanno prendersi le proprie responsabilità. E poi ha un problema. Un gran piede… Cerco di spiegargli che il suo livello tecnico è troppo alto, non è facile mettere la palla dove dice lui, a 60 metri di distanza. Guardiamo la gara con due focus diversi. Lui è concentrato su di noi, sulle cose provate in settimana e dà indicazioni. Io invece seguo di più gli avversari, penso a come abbiamo studiato i loro movimenti e dico a Roberto cosa c’è da aggiustare se cambiano atteggiamento”. 

MODULI E MIGLIORAMENTI “A me piace il calcio da conservatore, una formazione precisa nella quale fare solo aggiustamenti. Anche Roberto la vede così, ma l’Inter è in costruzione e ha tanto potenziale. Abbiamo cambiato tanto dall’anno scorso e per questo, non avendo ancora raggiunto una quadratura, spesso cambiamo e spostiamo magari un giocatore di qualche metro, per ottenere il miglior risultato in quel momento. Roberto per primo ha detto che vuole che giochiamo meglio, però intanto vinciamo. Lui è un martello, vuole che giochiamo bene a calcio, che i terzini spingano, che le mezzali si inseriscano, che i trequartisti entrino in area per segnare. Non è facile, ma col tempo si può fare. Intanto abbiamo sistemato la fase difensiva. Anche, ma è l’atteggiamento che fa la differenza: perché uno può allenare duramente la squadra e dare le proprie indicazioni, ma poi in campo la domenica vanno i giocatori, le ultime scelte spettano a loro. Detto questo, Miranda è un grandissimo leader, ha fatto prestazioni importanti. Penso che questa squadra sia da 4-3-3 perché non abbiamo un vero trequartista per giocare col 4-2-3-1. Ljajic può farlo, ma gli piace partire largo a sinistra. Jovetic e Icardi incompatibili col tridente? Diciamo che Stevan non è un esterno puro, ma si muove molto e si può giocare con quattro difensori, tre centrocampisti e tre uomini offensivi non per forza posizionati in linea”. 

KONDOGBIA E ICARDI “Nelle ultime partite è cambiato qualcosa a livello di aggressività, è cresciuto perché sta capendo come funziona il calcio italiano. A volte lo abbiamo messo in panchina per proteggerlo perché ha solo 22 anni: lui questo l’ha capito. Come Yaya? Hanno caratteristiche diverse, perché Touré a 22 anni era tecnicamente molto fine e con un gran tiro dalla distanza. Kondogbia forse non ha queste doti e non so se fra 5-6 anni le avrà, ma sicuramente avrà le sue caratteristiche che lo faranno diventare uno dei più grandi centrocampisti al mondo. Quanti gol ha fatto Icardi la scorsa stagione? Diamogli tempo, anche l’anno passato nei primi mesi segnò alcuni gol, ma non tantissimi. Mauro può fare 25 gol, noi lo aspettiamo perché è fortissimo, si deve solo sbloccare. Icardi tornerà a segnare e l’Inter giocherà meglio, ma vale anche il discorso opposto: l’Inter giocherà meglio in attacco quando Icardi tornerà a segnare”. 

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