GdS – Medel (1/2) : “Non ho paura di nessuno, lottiamo per lo scudetto. Mancini vuole tutti Medel e un Messi? Dico che…”

E’ iniziata la vigilia della “Sfida da Paura” così come l’ha definita il sito ufficiale nerazzurro, il big match del campionato, la capolista contro la seconda in lotta per tre punti che se non sono fondamentali, sono quantomeno molto, molto importanti e lasceranno una bell’impronta sulla stagione che proseguirà.

Così la Gazzetta dello Sport riporta un’intervista all’uomo simbolo del Mancini bis, al lottatore della rosa interista,insomma al Pitbull nerazzurro: Gary Medel. Ecco la prima parte della sua intervista.

Il cileno ha parlato a 360°, senza tanti giri di parole, rimanendo che ha rispetto per tutti ma paura di nessuno:
Mancini disse: «Con 24 Medel e un Messi le vinceremmo tutte». Che squadra sarebbe?
Bellissima frase, mi ha fatto contento. Ma si gioca in 11… e noi giochiamo per lo scudetto.

Inter-Roma è già una partita per il titolo?
Lo è. Poi è chiaro che per arrivare in cima devi vincere anche contro le piccole, ma battere la Roma significa non farli scappare e sorpassarli.

Ci descriva la Roma. Ci dica come sta l’Inter.
Ottima squadra, la Roma. Tosta, gioca a calcio, ha soluzioni, è compatta, ha ritmo, sa tenere il campo. Noi? Noi lottiamo per il titolo ma dobbiamo smetterla di fare certi errori, non si devono più perdere punti come quelli di Palermo.

Chi vota come best player giallorosso?
Nainggolan. Fa la differenza. Corre, pensa, dà assistenza, vede la porta.

Il numero 18 nerazzurro è poi passato a parlare di sé e del suo passato un po’ burrascoso.

Lei cresce al Barrio Conchalì, Santiago
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Andavo a giocare a calcio ogni santo giorno, ero sempre per strada, mio padre a volte mi prendeva per un orecchio e mi portava a casa. Lì al campo stavo bene perché c’erano i miei amici ma giravano anche persone non perbene e la droga. Bastava una distrazione per prendere la strada sbagliata. Se non avessi sfondato col calcio forse avrei fatto il trafficante. Puede ser.

Quell’incidente in macchina (nel 2009) quanto l’ha cambiata?
Erano le sette di mattina ed ero in Cile, tornavo a casa, avevo dormito poco, il sole davanti agli occhi, fra le altre cose avevo fatto l’errore di non avere la cintura allacciata. Mi addormento, perdo il controllo, sto andando ai 140, volo fuori dal para brezza e quando mi riprendo sono in ospedale. Comincio a capire qualcosa e a un certo punto mi tocco la gamba. Non la sento più. Paura. Poi, come una magia, arriva il mio procuratore a trovarmi e mi da una pacca su quella gamba. La sento! Un segnale. Cose così ti rendono forti.

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