Inter: Champions si, scudetto no

Era l’esame di maturità che tanti aspettavano per giudicare l’Inter e Roberto Mancini, un pari con la Juventus che lascia l’amaro in bocca che lascia invariato il distacco tra le due squadre ma che ridimensiona la forza dei nerazzurri, paura di vincere, assetto tattico diverso e giocatori affaticati, di alibi ce ne sono parecchi.

Partiamo da come l’Inter ha gestito il secondo tempo, dovendo dare il colpo di grazia ad una Juve spaventata nella prima frazione di gara sparisce, fa sembrare Cuadrado uno stantuffo imprendibile, cosa già vista con Marcos Alonso nella Fiorentina, poi non attacca e se lo fa lo fa pasticciando, quasi a tener stretto il pari che significherebbe ugualmente più 8 sui campioni d’Italia.

La Juve mette in campo tutta l’artiglieria ma non passa, merito di una difesa che salva sempre ma che fa anche prendere pericolosi infarti, come con gli interventi last minute di Murillo, quello che però preoccupa all’inizio è l’ennesimo assetto tattico diverso.

I numeri dice Mancini contano poco, però è anche vero che l’Inter dopo 8 giornate non ha uno schema base su cui partire, il 4-4-2 visto ieri lasciava perplessi per Brozovic esterno, salvo poi giudicare sufficiente la prova del croato, ma ha fatto anche notare che al centro del campo, oltre ai due mastini Melo e Medel, mancava chi inventava la giocata improvvisa.

Jovetic, finché regge, è geniale, ma è anche troppo solo, va bene aver svolto solo 3 allenamenti ma il fatto che se l’Inter cerca il gol solo su punizione qualcosa non va. L’astinenza in attacco di Icardi sembra solo un momento passeggero dovuto a non si sa quale problema, i cambi al 90′ poi stonano con la cornice dell’incontro, far entrare Palacio e Kondogbia all’ultimo minuto di gioco regolamentare può essere anche un’umiliazione da parte di chi subentra, e se per Palacio è chiaro che l’avventura all’Inter volga al termine con il Boca Juniors pronto al matrimonio (pagandolo ovviamente, visto il recente problema Tevez) ecco che non si trova un reale motivo per inserire Kondogbia solo per fargli giocare i minuti di recupero, in una gara quella contro Pogba che poteva esser la svolta.

Cosi, alla fine dei giochi, il compito di non perdere è stato assolto, quindi sufficiente, quello di vincere no e allora niente voto più alto, la speranza è che il traffico dei piani alti in classifica e le fatiche altrui nelle coppe apra una voragine positiva, per la Champions l’Inter c’è, per l’altra parola che significa tricolore no.

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