Felipe Melo: “Errore andare alla Juve? Certo. Giocherò altri quattro anni, poi…”

Continua l’intervista di Felipe Melo, che parla delle sue scelte passate, in particolare della sua sfortunata avventura in bianconero.

Fu un errore andare alla Juventus?

“Sicuramente: avrei fatto meglio ad andare all’Inter, avrei vinto il Triplete… Comunque è stata utile anche l’esperienza alla Juve: le difficoltà mi hanno fatto crescere come uomo, poi in Turchia ho vinto davvero tanto. Non rimpiango niente. Della Juve ricordo di aver fatto bene il mio lavoro: con me si vinceva e a volte si perdeva, senza di me perdevano il 90% delle partite. I 30 milioni con cui mi avevano acquistato pesarono molto su i giudizi, ma io dovevo solo fare il centrocampista, mica segnare come Del Piero o parare come Buffon. Il mio l’ho fatto. In quella Juve non c’erano i campioni che ci sono adesso. In quel periodo, in serie A c’era una sola vera grande squadra: l’Inter”.

Quindi nessuna vendetta da conquistare domenica sera..

“Assolutamente no… Se uno spara a mio fratello posso pensare a una vendetta, non per il calcio. Poi, a dirla tutta, un sassolino dalla scarpa me lo sono già tolto due anni fa, eliminando la Juventus in Champions col Galatasaray. Ma tutto normale dai, era solo una partita”.

Che avversario si aspetta domenica?

“Forte, che merita rispetto, da non sottovalutare. Ma dobbiamo ricordarci che si gioca a San Siro, casa nostra: lì dobbiamo comandare noi, voglio lo stadio pieno, non si discute. È più di un derby: è il derby d’Italia. Sono carico, ma tranquillo”.

Che Inter ha trovato? si dice fisica e tecnica 

“Queste cose le dite voi. Io dico altro: ho trovato una squadra che ha un’enorme fame di vittorie. Lo vedo in partita, negli allenamenti, nello spogliatoio. Ragazzi che hanno voglia di lavorare e di migliorare. Di ricreare un’Inter vincente, come qualche anno fa. E con un grande allenatore, bravissimo a mettere insieme tanti giocatori che arrivavano da campionati diversi e infilare subito cinque vittorie di seguito”.

Anche se non ve me meritavate…

“E ci fa un enorme piacere che lo sostengano! Se le abbiamo vinte disputando brutte partite, figuriamoci quando giocheremo bene. Sentivo in tv certi “esperti”: “Oh povera Roma, oh povera Juve, giocano benissimo ma perdono…”. Beh, allora preferisco giocare male e vincere. E mica abbiamo incontrato avversari scarsi fino ad ora..”

Anche lei si scaglia contro i critici?

“C’è il giornalista che capisce di calcio e quello che invece no. Anche in serie A ci sono giocatori che non dovrebbero starci, in tutti gli ambienti lavorativi è così. Qui vedo ex calciatori che non hanno mai vinto niente e parlano di calcio come se fossero Maradona… C’è quello che dice “Felipe Melo fa cagare”, poi io elenco le mie vittorie: campionati vinti, un Mondiale giocato, una Confederations Cup, coppe su coppe… E quello? Magari giocava nel Novara… Apprezzo invece chi è stato un grande calciatore e fa critiche giuste e misurate, sa come parlare: Costacurta ad esempio, o Leonardo”.

Mancini ha fatto di tutto per averla.

“Per me è un onore che un grande come lui mi abbia voluto. È il più importante allenatore della mia carriera, con Luxemburgo, Unay Emery e Fatih Terim”.

Non ha rimpianti, ma forse con il Brasile poteva andare meglio nel 2010, con la famosa eliminazione con l’Olanda..

“Perché famosa? Famosa semmai è stata quella del 7-1 con la Germania… In quel Mondiale, in ogni gol del Brasile c’era il mio zampino, nel quarto con l’Olanda feci a Robinho il miglior assist della storia del calcio, poi perdemmo, ci si mise anche l’arbitro e addio. La stampa mi addossò le colpe ma per la gente non ero il colpevole.E certo, sogno di tornare in nazionale. Come sogno di vincere uno scudetto, una Champions. Se Dio sarà con me giocherò altri quattro anni, e voglio vincere. Poi proseguirò con la carriera di allenatore, o forse il commentatore tv, però di quelli bravi. Di sicuro il mondo del calcio mi mancherà: quando smetterò avrò nostalgia di tutto, pure della gente falsa e che dice cagate in questo ambiente. Che è bellissimo, ed è la mia vita”.

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