CdS – Ranieri: “Il calcio italiano sta tornando competitivo, quest’anno maggiore equilibrio”

Claudio Ranieri sta vivendo un sogno in Inghilterra con il Leicester, trovandosi in quinta posizione a 15 punti, a soli 3 punti dalla vetta. Ranieri, però, vola basso e non vuole sentire parlare di competere per il campionato. Ecco la sua intervista rilasciata al Corriere dello Sport. Il tecnico ex Inter, parla anche della sua esperienza in nerazzurro: “Certe volte credo di essere capitato nelle squadre giuste nel momento sbagliato: ad esempio, all’Inter ho dovuto dare in prestito Coutinho e vendere Thiago Motta”

Il calcio italiano, paragonato a quello inglese, a che punto è?
“Stiamo migliorando, stiamo tornando competitivi. Una volta comandavamo noi, portando due squadre in finale di Champions, le cose sono cambiate e ora stanno ricambiando. Certo, non si può cambiare tutto dall’oggi al domani, anche se in Italia si pensa sia così”

Il calcio inglese è più intenso, molto più veloce del nostro. No?
“Sì, certo, ma è sempre stato così. Quando un giocatore straniero arriva in Inghilterra, o si adatta alla velocità e ai contrasti o è fuori contesto”

Come vede il campionato italiano? senza una favorita? E se è così, questo come lo rende?
“Io lo vedo più bello, negli ultimi anni ce ne era una che dominava e le altre che si giocavano secondo posto e Champions. Qualcuna ha perso giocatori importanti e altri hanno cambiato allenatori, c’è una situazione aperta. In un vostro recente sondaggio, di pochi giorni fa, ho detto che la Roma è favorita, perché ha mantenuto l’allenatore con cui lavora da due stagioni e dove ha cambiato ha migliorato. Poi sono contento per la Fiorentina, per il Toro di Ventura che ha cambiato, ha detto, fatto e sta lassù». 

Stare sopra a Mourinho le fa piacere?
“No. Io guardo sempre con simpatia alle squadre che ho allenato. E la storia con Mourinho è assolutamente archiviata. Direi antica”

Considera chiusa la sua esperienza nel calcio italiano?
“Quando nel calcio dici qualcosa, vieni subito smentito, quindi mai dire mai”

Si sente in corso per il dopo-Conte?
“No, devo avere un rapporto quotidiano con la squadra, mi sento più portato per il lavoro di allenatore che non di ct. Poi anche qui, mai dire mai».

Conte è arrivato alla nazionale troppo giovane?
“Non è questione di età ma di carattere: lui vuole trasmettere le sue idee, e gli serve tempo per farlo. Il lavoro in nazionale è diverso da quello di un club”

 

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