L’attacco ingrana con calma, tra gerarchie inaspettate e un po’ di fatica…

Con Mancini non c’è nulla di scontato. Chi si aspetta un giocatore o un modulo specifico rimane puntualmente deluso. Non che lo jesino, a dispetto delle sue parole in conferenza stampa, si diverta a smentire le parole dei giornalisti nel corso della settimana, ma perché ognuno deve sudarsi il posto sul campo. Con l’assenza di Jovetic, tutti avrebbero scommesso su Ljajic titolare. Peccato, invece, che il serbo si sia ritrovato a entrare a due minuti dalla fine, dopo che Biabiany e il giovane Manaj lo avevano preceduto. Segno che non viene guardato l’investimento effettuato o il nome sulla maglietta, ma solo il lavoro degli allenamenti. Al momento Ljajic non sta ripagando le attese, ma ha tempo per farsi spazio nelle idee di Mancini. In maniera incredibile, invece, ci troviamo un Biabiany ben visto dal tecnico e in grado. come oggi, di rendere pericolosa l’Inter sulla fascia. Un colpo di testa pericoloso, una sponda preziosa e il cross dal quale è nato il goal. L’Inter ha un’arma che, a inizio stagione, nessuno stava calcolando.

Peccato, però, che non ci sia più il Palacio performante degli ultimi anni, quello in grado di trascinare da solo un intero reparto. L’argentino non segna, ha pochi guizzi e si distingue solo per la fase di sacrificio in fase di copertura. Le manovre, nel complesso, si dimostrano ancora poco armoniose, con Icardi messo poco a proprio agio nel mostrare la propria vena da goleador. I palloni riforniti sono pochi, anche se in compenso si è visto qualcosa di più effervescente quando l’Inter ha giocato con più insistenza sulle fasce. E’ questa la strada che ha in mente Mancini? Virare definitivamente sul 4-2-3-1? Staremo a vedere, ma la partita di oggi ha iniziato a rivelarci qualcosa di significativo, sia a livello di uomini che di potenziali assetti e armi da sfruttare. La sosta offrirà più tempo per affinare alcuni meccanismi e sperimentarne altri.

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