Il Messaggero (2/2): Mancini: “Scudetto a Roma, Napoli o Juve. Bianconeri male? E cosa sono 10 punti?”

L’intervista rilasciata da Roberto Mancini a Il Messaggero prosegue parlando ovviamente della sorpresa negativa di inizio stagione, la Juventus campione d’Italia già distante 10 punti dalla vetta. Ecco la seconda parte della sua intervista.

Si aspettava una Juventus cosi in difficoltà?

No, anche se pensavo che avendo perso tre giocatori del calibro di Pirlo, Vidal e Tevez avrebbe subito un contraccolpo negativo“.

Troppe responsabilità sul 10 di Pogba?

Per un centrocampista, che in campo ha mille compiti, non è facile diventare un giocatore determinante: molto più semplice per un attaccante, magari aiutato dal gol. E nessuno deve dimenticare che Pogba è ancora giovanissimo

Ma lei all’Inter uno cosi lo vorrebbe?

“Non ci sono i soldi per prenderlo…”

Kondogbia diventerà più forte di Pogba?

“Oggi non lo è, anche perché è al primo anno in Italia. E Pogba al primo anno di Juve non era bravo come oggi. Ma Kondogbia ha le potenzialità per diventare un grande calciatore”.

E’ vero che Pogba ha rischiato di diventare un suo giocatore?

“Vero, quando ero al City, e lui era svincolato dallo United, lo chiesi ma non se ne fece niente. Il motivo? Non lo so”

Juve a meno 10 dalla vetta: già fuori dal discorso scudetto?

“E cosa sono dieci punti?Al City avevamo otto punti di ritardo dallo United a sei giornate dalla fine, eppure abbiamo vinto il titolo noi”

Le sue favorite per il titolo?

“Roma, Napoli e Juve se si riprenderà in fretta, sono le squadre le squadre più attrezzate per vincere lo scudetto”

E l’Inter?

“Il nostro obiettivo è la Champions ma siccome siamo l’Inter non ci precludiamo niente”

Che ne pensa di Garcia?

“Alla Roma in due anni è finito due volte secondo e stavolta se non finirà primo finirà terzo. Un bravo allenatore quindi”.

Dzeko?

“Lo presi io al City: ci serviva un attaccante forte sia fisicamente che tecnicamente. E lui lo è. I suoi venti gol li farà, vedrete, perché è bravo. Solo che ha bisogno di giocare, se non lo fa si abbatte, Edin deve sentirsi sempre importante”.

Per lui niente turn over insomma. A proposito: l’alternanza è un bene o no?

“In una squadra che ha venti giocatori di valore, il turn over è necessario. Sopratutto per una questione fisica, perché i giocatori devono poter recuperare, e poi perché è importante avere sempre tutti sulla corsa e in buona condizione. Ma sul turn over in Italia ci sono strane posizioni”.

Cioè?

“Se un allenatore non cambia e vince, è bravo. Se cambia e vince è ancora più bravo. Se cambia i non vince è scarso, se non cambia e non vince è un somaro: possibile?”

Il campionato della Lazio?

“Ha dodici punti: come si può criticare Pioli? E lo scorso anno ha sicuramente ottenuto di più di quello che era lecito aspettarsi”.

Mancini, cosa deve esserci nel dna dell’allenatore?

“Conoscenza del calcio ed equilibrio. In campo e fuori. Nel bene e nel male”.

Come si costruisce una grande squadra?

“Con giocatori universali e forti. Tecnicamente e fisicamente. Ma se mi avessero preso Iniesta l’avrei accolto voltentieri”.

Le piacerebbe guidare una Nazionale?

“Certo, e se potessi scegliere mi piacerebbe allenare l’Italia”.

Conte vorrebbe più aiuto da parte dei club.

“Lo capisco, anche se quando era alla Juve probabilmente la pensava in maniera opposta, ma si gioca talmente tanto che è giusto che i calciatori abbiano il tempo per riposare”.

 

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