L’Inter mette la quinta, non accadeva dai tempi di Herrera. Vittoria di tenacia che consolida il primato

L’ultima volta che l’Inter fece ben cinque vittorie nelle prime cinque vittorie di campionato, correva l’anno di Star Trek e della mitica “Yesterday” dei Beatles ed era il 1966 ed alla guida della Beneamata c’era un certo Helenio Herrera, insomma un allenatore qualunque.

La Banda Mancini è solida sì, ma brutta, cinica e fortunata: lo scorso anno il tiro di Sala sull’unica sbavatura della retroguardia si sarebbe infilato nel sacco e di lì si sarebbero manifestati i soliti spettri, con l’Inter obbligata a rincorrere uno svantaggio casalingo. Quest’anno invece va al contrario: traversa piena per Sala, ribaltamento di fronte, corner, gol di Felipe Melo “dal nulla”. Ma non è nulla in realtà, la ruota gira per tutti.

Il tecnico jesino continua a dire che è dal 1982 che sente parlare di vincenti che giocano male e Melo ha chiarito a suo modo che all’Inter di quello che si dice fuori non interessa molto, ma la stampa procede imperterrita e continua a criticare anche se i nerazzurri finora hanno solo vinto e subito pochissimo.

Già domenica, contro la Fiorentina seconda in classifica, dietro di soli 3 punti ci vorrà qualcosa in più di quello fatto vedere contro il Verona vista la qualità dimostrata dai viola in questo inizio di stagione sotto la guida di Paulo Sousa. Troppa fatica con la squadra di Mandorlini che era anche orfana di Toni, Jankovic e Hallfredsson e con Pazzini costretto ad uscire dopo appena 20 minuti.

Il gol nerazzurro è quasi un riassunto di quella che è l’Inter oggi: fredda, tosta, senza fronzoli, implacabile. L’Inter comunque ha meritato, producendo molto più del Verona, ma faticando molto e come si suol dire raccogliendo il massimo risultato con il minimo sforzo.

Nel primo tempo ci sono stati troppi passaggi orizzontali, troppa lentezza contro il tir posto davanti alla porta di Rafael, mentre nella ripresa, soprattutto dopo il gol di Felipe Melo, la partita si è aperta, Mancini ha speso Jovetic per Ljajic e poi Biabany per Kondogbia, spostando Guarin a fianco di Melo per una bozza di 4-2-3-1. In questo modo la squadra è apparsa meno solida ma molto più efficace in fase offensiva, anche se ha sbagliato parecchio soprattutto nei contropiedi dove occorre essere più cinici se si vogliono evitare beffe che l’anno scorso erano all’ordine del giorno. Magari è comunque uno spunto di critica in più per la stampa.

L’Inter, in silenzio, aspetta il prossimo avversario e prosegue il suo cammino finora discreto, nonostante tutto.

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