Editoriale – Una partita per tornare grandi, anche solo per una notte

Questa sera Milano si ferma, per due ore. C’è il derby. Lavoratori smettono di fare ciò che stanno facendo e accendono la radio mentre i giovani con i dispositivi mobili riescono a guardare l’incontro ormai da qualsiasi luogo. Tanto diversi quanto uniti nella passione del calcio, e stasera, questa partita ha un sapore più intenso. Un match con tanti debuttanti, che forse ancora non sanno cosa significhi entrare dentro San Siro tutto esaurito. Le coreografie, i cori, i colori nerazzurri e i colori rossoneri che si uniscono dipingendo gli spalti del color derby.

Il momento di difficoltà della Juve sta caricando le squadre vogliose di rivincita come una molla, e solo il pensiero di una mini-fuga fa sentire ai tifosi interisti un piacere profondo. La squadra che vince stasera non vince solo una partita, ma psicologicamente molto di più. Non mi stupirei se, in caso di vittoria interista domani si parlasse fortemente di Scudetto. Calma. Bisogna capire quando e quanto emozionarsi e lucidamente ammettere che siamo sempre alla terza giornata. Ma era così tanto che non si respirava una tale aria di ottimismo e di grandi speranze che è piacevole crogiolarcisi dentro di tanto in tanto.

Quello di quest’anno rischia di essere il campionato più equilibrato degli ultimi 30 anni, con le piccole che insidiano le grandi, e le grandi che si sfidano fino all’ultima partita per raggiungere il titolo, ma il derby di Milano ha un gusto che nessun tifoso di altre squadre in Italia può comprendere. Perchè vincere il derby è qualcosa che va oltre il campionato, la classifica, i punti. Significherebbe gloria, onore e una settimana di sfottò agli amici dell’altra sponda del Naviglio. Vincere il derby significherebbe mimare il tacco di Palacio urlando il suo nome ogni volta che si intravede del rossonero. Vincere il derby significherebbe urlare che quest’anno siamo tornati grandi.

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