GdS – Il fascino dell’ala, da Skoglund a Figo, aspettando Perisic

Nel vecchio calcio dei numeri da 1 a 11 c’era il fascino dell’ala, quella col numero 7, che in tanti ricordano per esempio con l’uccellino Garrincha, funambolo di un Brasile stellare che sulla fascia aveva giocatori che saltavano l’uomo come pochi.

La Gazzetta dello Sport riporta i ricordi di chi, sulla fascia, ha fatto le fortune nerazzurre, da Jair splendido protagonista della prima Grande Inter che segnò all’esordio nel 1962 contro il Genoa, con Domenghini alter ego che spesso incrociava proprio quella maglia incantando come ala prima che in quel ruolo arrivasse un tale di nome Mario Corso.

Mariolino, fantasista travestito da ala sinistra era il “brasiliano” dell’Inter, perché se ti chiamano Mancino di Dio un motivo ci sarà e col sinistro può fare qualsiasi cosa, con un’avventura interista dal 1957 al 1973 con l’unico neo di non aver mai disputato un mondiale in anni in cui l’Italia, tra il 62 e 66, era disastrosa.

“Le mancate convocazioni in alcune volte erano colpa mia, in altre no” disse Corso, perché se uno gioca ala è funambolo in tutto, uno come Lennart “Nacka” Skoglund, numero 10 interista dal 1950 al 1959, detto Camparino perché capace di infilarsi il tappo della bevanda nel taschino della giacca con un colpo di tacco o di punta, capace di segnare 57 gol nell’Inter e far venire il mal di testa ai rossoneri in occasione dei derby, per esempio nella doppietta del 1950.

Nei tempi più recenti ha vestito la maglia nerazzurra una delle ali più forti di tutti i tempi, Luis Figo, Pallone d’Oro 2000 e carisma da vendere, venduto quasi come bollito dal Real Madrid ha saputo incantare San Siro, vedere per esempio la Supercoppa Italiana vinta per 4-3 contro la Roma grazie ad una prodezza su punizione del portoghese, invocato a gran voce da tutto lo stadio poi quando stava per passare al Al Ittihad nel match contro il Torino che chiudeva la trionfale stagione 2007, tanto amore che per Figo valse la conferma sino al ritiro con Mourinho.

Stelle come ali sulla fascia, ottimi gregari come Bianchi nell’Inter dei record 1989 e Francesco Moriero nel 1998 ma anche buchi neri come l’eroe di Highbury Andy Van Der Meyde, carattere troppo limitato a colpi di classe come contro l’Arsenal, oppure corpi estranei in campo come Quaresma, Conceicao e Amantino Mancini, ora tocca a Perisic scegliere con quale gruppo stare, in ruolo che non conosce vie di mezzo ma che da sempre affascina il calcio.

Impostazioni privacy