Era l’Inter della prima esperienza di Massimo Moratti, una squadra nerazzurra che doveva migliorare i 52 punti del 94/95, lontana, anzi lontanissima, dalla Juventus capolista e Campione d’Italia con 73 punti.
Via Bergkamp talento mai rimpianto ma andato a far le fortune dell’Arsenal, via il connazionale Wim Jonk e il guerriero Ruben Sosa, oltre al quarto straniero, Darko Pancev, dentro una nuova serie di stranieri, Caio Ribeiro Decossau, Paul Ince, Roberto Carlos e Sebastian Rambert.
Ne dimentichiamo uno ma chi ha letto il nome di Rambert ha già in mente il nome, un’immagine scolpita nella mente nella presentazione dei due argentini, uno il bomber, l’Avioncito, l’altro qualcosa di simile ad un porta scarpe, perché nessuno se lo filava ne tanto meno una folla oceanica lo avrebbe aspettato all’aeroporto.
Quel porta scarpe di nome fa Javier, di cognome Zanetti, ma nel mezzo tra nome e cognome andrebbe bene la parola leggenda, ebbene quel 27 agosto del 1995 in un Inter-Vicenza valido per la prima giornata del massimo campionato calcistico di Serie A 95/96 nei nerazzurri titolari fece l’esordio l’attuale vicepresidente nonché recordman interista, in una difesa che davanti a Pagliuca si componeva anche di Festa, Fresi e Paganin, un Roberto Carlos scintillante chiudeva il quartetto, Berti, Dell’Anno e Ince a dar man forte a Ganz e Delvecchio mentre del bomber Rambert neanche l’ombra.
Gli uomini di Bianchi vinsero contro la squadra di Guidolin per una rete a zero, partita decisa da una sassata di Roberto Carlos, scoprendo quel giorno due fenomeni, uno brasiliano destinato a lasciare l’Inter tra i rimpianti dopo una sola stagione, l’altro argentino, Javier Adelmar Zanetti, destinato a passare la vita con i colori nerazzurri addosso, correndo e facendo sognare tutti i tifosi che ancora oggi chiudono gli occhi e ne ricordano le falcate. Altro che porta scarpe. Ecco un video tratto da RaiSport che ricorda quella partita di 20 anni fa: