La pretesa di voler diventare grandi

Zero goal, un misero pareggio e addirittura la beffa di dover rimanere dietro in classifica. Detto così, il derby dell’Inter potrebbe essere giudicato deludente, così come tutte le partite in cui si vuole vincere a tutti i costi e non ci si riesce. L’Inter, infatti, ha provato realmente a vincere, ha investito tutte le sue risorse, la sua voglia e le sue qualità col solo obiettivo di vincere. Che le qualità non siano quelle desiderate dai tifosi ormai lo sappiamo, ma stasera non si dovrebbe fare nessuno sforzo nel vedere il bicchiere mezzo pieno. 

Mancini e la sua squadra hanno la pretesa di voler diventare una grande squadra, imponendo il proprio gioco e non avendo paura o timore per la sconfitta. Gli avversari si sono rintanati per quasi tutta la durata del match, scoprendo ben poche volte l’ebbrezza di avvicinarsi alla porta di Handanovic. I nerazzurri hanno iniziato col piglio giusto e hanno visto tremare le loro gambe solo dopo il goal annullato ad Alex, con l’inizio dell’unica fase della partita, di circa dieci minuti, in cui anche il Milan ha dato l’idea che i tre punti non gli sarebbero dispiaciuti. Il secondo tempo è stato un monologo, un lungo assalto che non ha premiato la bramosa voglia di vittoria dell’Inter, ma l’insicurezza e il timore di sconfitta di una squadra che, pur di non uscire dal campo sconfitta, si è accontentata della sua attuale mediocrità. Mediocrità che, come testimoniano la classifica e i recenti risultati, appartiene anche da troppo tempo alla società nerazzurra. Si è però vista la volontà di scrollarsi di dosso il peso di questa mediocrità, andando all’attacco per recuperare tutto il bottino, non accontentandosi della metà.

E’ questa la mentalità che serve per tornare competitivi, per liberarsi dalle angosce e darsi almeno una parvenza da grande squadra. Un goal, anche se di Mexes nella porte sbagliata, sarebbe stato forse un giusto premio a cotanta applicazione. Se però non è arrivato, un motivo ci sarà. Potrà essere un arbitro con abbagli, una scarsa lucidità dei giocatori in alcuni momenti topici, la sfortuna. Forse sarà stato il destino che avrà voluto punire questa squadra perché, se prestazioni di questo tono fossero arrivate con Parma, Cesena, Empoli, Torino e compagnia cantante,  non ci sarebbe stato bisogno di un goal stasera per superare il Milan. E non solo.

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