CM.com – Inter, e quelle nove promesse?

Ad agosto l’iniziativa venne apprezzata e applaudita un po’ da tutti, tifosi in testa. Dopo un’annata al di sotto delle aspettative, durante la quale comunque l’Inter aveva raggiunto la qualificazione all’Europa League, la squadra di Walter Mazzarri si apprestava a iniziare la nuova stagione sotto auspici ben più ambiziosi rispetto a quella appena lasciata alle spalle. E i giocatori per responsabilizzarsi e attirare le attenzioni e il calore del pubblico avevano fatto una serie di promesse scolpite su un cartellone, a futura memoria, sull’esempio del Borussia Dortmund: “Noi promettiamo: di dare sempre il massimo; di giocare sempre con il cuore; di andare avanti tutti insieme senza dipendere dal risultato; tutti aiutano tutti; di lasciarsi aiutare dal proprio compagno; tutti mettono la propria qualità per la squadra; si vince, si perde, tutti si prendono la responsabilità; i problemi si risolvono insieme; di non arrenderci mai”.

Otto mesi dopo, nel momento più difficile di una stagione che nessuno pensava sarebbe stata così tanto travagliata, cambio di allenatore compreso, i tifosi non chiedono più risultati. Dopo i sonori fischi che hanno fatto seguito al clamoroso e deludente 1-1 col Parma a San Siro, dopo l’allenamento della mattina di Pasqua, dopo i proclami e le minacce di Roberto Mancini (da “siamo da terzo posto” a “serve una rivoluzione”), nelle ultime nove giornate di campionato ai sostenitori nerazzurri basterebbe una cosa sola, anche al di là di una qualificazione europea che ha sempre più i contorni di una chimera: il rispetto di nove promesse fatte ad agosto.

In pratica una promessa per ogni partita che manca da qui alla fine di una stagione difficilissima. Una promessa per ogni singola giornata per cercare almeno di mostrare una dignità e un attaccamento alla maglia anche per chi già saprà di non essere più nei piani futuri della società. Una dignità che ha dimostrato il Parma a San Siro proprio pochi giorni fa e che ha meritato gli applausi di tutti gli amanti del calcio e dello sport in generale. Se così non fosse, ricordando quel cartellone esposto ad agosto, sarebbe proprio il caso di rievocare l’aforisma: “Un bel tacer non fu mai scritto”.

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