GdS – Mazzola: ”Birre e 4 punte, nella finale del ’67 ci sorpresero così”

La sfida in programma giovedì sera contro il Celtic Glasgow rievoca all’Inter amarissimi ricordi e a tornare sull’analisi di quella finale che proibì alla formidabile squadra del ‘Mago’ Helenio Herrera di laurearsi per la terza volta consecutiva campione d’Europa ci ha pensato uno degli uomini simbolo di quell’epoca, ovvero Sandro Mazzola: ”Era il 25 maggio del 1967 e allo stadio di Lisbona stavamo per affrontare gli scozzesi per l’ultimo passo verso la conquista della coppa. Mancava Luisito Suarez a causa infortunio, ma per il resto la squadra si poteva definire al completo. Purtroppo quel giorno, nonostante fossimo favoritissimi, si giocò ad una porta sola e cioè la nostra”.

Una sorpresa non da poco per tutti, in primis per i giocatori nerazzurri che in quella partita fecero molta fatica ad arginare gli attacchi scozzesi: ”Jock Stein, il loro allenatore, sorprese Herrera con una formazione espressamente votata all’attacco. Era un 4-4-2, ma i loro esterni alti agivano sulla linea degli attaccanti tenendo per tutta la partita i nostri terzini Burgnich e soprattutto Facchetti nella condizione di subire le loro folate senza poterle controbattere. Una situazione che il mago non aveva previsto e alla quale non riuscì a porre rimedio. Anche noi avevamo quattro uomini d’attacco ma il problema è che la palla ce l’avevano sempre loro”.

Un errore tattico o forse di sottovalutazione di un avversario ritenuto nettamente inferiore: ”C’è stato un aneddoto fondamentale alla vigilia della partita – sottolinea Mazzola. Herrera ci invitò a vedere l’allenamento di rifinitura degli scozzesi cercando di scovare dettagli tattici e metterci nella condizione d’avanguardia. Ma quello che assistemmo fu qualcosa di incredibile. Dopo averli visti bere birra prima della seduta, mister Stein gli fece fare un’allegra partitella contro i giornalisti come fosse un allenamento prima di andare in vacanza a fine stagione. Noi ci guardammo allibiti e anche Herrera sorrideva sotto i baffi, pregustando già una facile vittoria. Tutto ciò ci fece perdere concentrazione e il giorno seguente non arrivammo mentalmente preparati alla battaglia. Mai errore fu così fatale”.

 

 

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