Mancini, ma questa può essere la tua Inter?

L’Inter ieri sera ha sorpreso tutti. Lo schieramento tattico voluto da Mancini richiamava il suo Manchester City, con un 4-3-3 con un centrocampo fisico ma dotato di buona corsa per buttarsi negli spazi e un’unica punta centrale, attorno alla quale gravitano due ali. Senza paragonare le due rose, che risulterebbe deleterio per il morale dei nerazzurri, la domanda è: Mancini può veramente attuare questo modulo con questi giocatori?

Ovviamente era la sua prima partita con i nuovi ragazzi, nessuno dei quali era con lui all’epoca della sua prima avventura nerazzurra. Come dice da una settimana, li deve conoscere, per capire in che ruolo possono dare il meglio. Ieri non poteva che finire così, con una sperimentazione, anche per sorprendere l’avversario, certo di dover confrontarsi con un 4-3-1-2, con Essien e Muntari pronti a segare le gambe del trequartista, Kovacic, o a far peggio, come è capitato al povero Dodò, uscito da San Siro con il viso alla Rocky Balboa. Si può spiegare così l’allargamento del giovane croato, soluzione tattica che però non ha premiato.

Il numero 10 nerazzurro era tra i più attesi del match, in molti, se non tutti, erano sicuri che con le sue accelerazioni sarebbe stato in grado di mettere davanti alla porta una delle due punte. La realtà dei fatti è che Palacio non è mai andato al tiro, mentre Icardi ha avuto una sola palla buona, s’intenda bene, una sola servita dai compagni (da Guarin) con la quale ha scheggiato l’incrocio dei pali. Le altre due occasioni capitate sui piedi del giovane attaccante argentino sono nate una da una bella palla servitagli da Muntari, nel suo momentaneo lapus freudiano nel credersi ancora un giocatore nerazzurro, l’altra è nata da una mischia furibonda in area di rigore. Troppo poco le azioni create dai nerazzurri. Lo stesso gol è nato da un rinvio sbilenco di Zapata.

La sensazione è che Kovacic debba tornare a giocare in mezzo al campo, dove possa partire con le sue progressioni e spezzare in due le difese avversarie, oltre che attirare su di se più giocatori, creando superiorità numerica. Può perfettamente convivere con Hernanes anche senza doversi allargare, come i due hanno saputo dimostrare nella gestione Mazzarri. Dalle stesse parole di Mancini di ieri sera, a Sky, si può leggere tra le righe che ora, probabilmente, il progetto 4-3-3 verrà accantonato, perché non ci sono in rosa giocatori in grado di interpretarlo al meglio, ma che a gennaio se ne potrebbe riparlare con i giusti innesti. Cerci in pole?

La difesa, tutto sommato, ha retto bene. Effettivamente, ci si poteva aspettare di peggio. Solo due le situazioni da mettersi le mani nei capelli: il pallone filtrante che ha totalmente colto di sorpresa la retroguardia, creando un buco in cui El Shaarawy a saputo infilarsi, centrando in pieno la traversa poi; l’occasione del gol. In particolare, proprio in tale azione, nata da un errore del poi eroico Obi, la difesa si è fatta cogliere impreparata, ma soprattutto fuori schema. Nagatomo ha dimostrato tutte le sue lacune difensive, cercando di recuperare dalla sua posizione offensiva, non ha seguito l’allargamento di El Shaarawy, ma piuttosto ha preferito seguire Menez, per poi staccarsi nella terra di nessuno nelle tempistiche sbagliate, con Ranocchia non ancora sull’uomo e Jesus ormai sulle tracce del 92 rossonero. Lo stesso capitano nerazzurro, nell’occasione, non è risultato impeccabile, anzi.

Era la prima al Meazza, di un’Inter nuova che si prepara ad un nuovo progetto, con un credo tattico differente. Inevitabile che Mancini debba adattarsi con quel che ha come può, anche perché quest’estate la squadra era stata costruita per un 3-5-2 che non si vedrà più.

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