Thohir: “Ai tifosi chiedo pazienza, Hernanes e Vidic sono solo i primi colpi. Entro i prossimi tre anni…”

Dopo aver ricevuto un premio dall’Istituto della Camera di Commercio Italiana di Singapore come miglior investitore asiatico nel nostro Paese, Erick Thohir è stato intervistato dal presidente Federico Donato per parlare del suo progetto riguardante l’Inter. Ecco la seconda parte dell’intervista:

Com’è la sua vita a Milano?

“Per me non è un problema, ma una sfida. Quando occupi una determinata posizione devi offrire risultati e soluzioni. Devi lavorare ed essere concentrato al massimo per fare del tuo meglio e raggiungere gli obiettivi. Solo così si può godere della rivoluzione del club nei prossimi due anni. Ho sempre detto di aver fatto questo passo non per un aspetto glamour ma perchè amo l’Inter, amo il calcio e, allo stesso tempo, è il mio lavoro. Non posso negare che si tratta di un accordo globale: molte persone mi riconoscono in Italia, Indonesia ed in molti Paesi ed è un qualcosa con cui devo convivere. Ogni tanto si perde la propria privacy, ma quando vuoi diventare un ambasciatore, ti deve piacere il tuo lavoro e devi essere consapevole delle conseguenze, perchè quando sei in cima ad una montagna è inevitabile che il vento soffi più forte. Non è facile, ma è una realtà con cui bisogna fare i conti”.

Lei è principalmente un investitore che, dall’Asia, ha deciso di investire in Italia. Ha spesso parlato di brand, di potenziale, di qualità, ma cosa ne pensa delle capacità degli italiani nel campo dell’industria?

“Non voglio fare il politico per l’Italia, è un Paese che deve risolvere da sè i propri problemi politici. Per me che sono uno straniero, da quello che vedo non ci sono molti altri Stati nel mondo che possiedono una cultura popolare come la vostra e, con ciò, voglio dire che la gente non si ricorda dell’Italia in quanto Paese, ma per il suo stile di vita. L’Italia risulta efficiente in diversi campi: produce automobili di grande qualità, cibo ottimo, è una delle maggiori mete turistiche in tutto il mondo, è un luogo che ha una grande storia. Non tanti Stati possono dire di avere le stesse opportunità e non si può paragonare l’Italia ad altri Paesi. Ora la sfida è trovare il modo di farla competere con le altre Nazioni. Il Regno Unito, ed in particolare Londra, ha un grandissimo successo internazionale e sono in tanti che decidono di investire lì. Gli uomini d’affari italiani, e io mi considero ormai uno di questi, possono creare maggiori opportunità per chi investe. E’ il momento giusto, non per costruire, ma per creare progetti interessanti qui in Italia, se tutti decidessero di remare nella stessa direzione. Parlo, soprattutto, di turismo, infrastrutture e proprietà ed è il Governo che deve stabilire le modalità con cui aprirsi maggiormente agli investitori. Se, invece, parliamo di aziende, sono i business men che devono preoccuparsi di creare un nuovo modello d’industria italiana. Molti brand di gran successo hanno creato industrie al di là dei confini nazionali, ma le decisioni continuano ad essere comunque prese da loro. Io credo che nei prossimi due anni gli imprenditori italiani debbano diventare i nuovi Marco Polo. E’ il momento giusto, visto che l’Europa sta guadagnando terreno e l’Italia deve seguire questo processo, visto che ne ha l’opportunità”.

Qual’è il suo obiettivo principale nel prossimo biennio milanese?

“Quando sono arrivato a Milano, sono stato abbastanza chiaro e trasparente con i tifosi del club: il primo obiettivo è quello di fare dell’Inter un club in salute. Questo aspetto ci terrà occupati per i prossmi 2-3 anni e quando ricevo dei complimenti dalla gente, dico loro di aspettare i prossimi anni. Lo stesso vale per la costruzione della squadra. In questo senso, abbiamo iniziato con Hernanes e Vidic, uno dei difensori più importanti nel panorama europeo, e continueremo con altri giocatori. L’obiettivo è quello di tornare in Europa nel prossimo triennio, ritornare a giocare in Champions League. E’ un traguardo che bisogna raggiungere e, allo stesso tempo, è importante abbassare l’età media della rosa a 26,5 anni. Quando si arriva a giocare in Europa, inoltre, è essenziale essere coperti in tutti i ruoli, visti gli impegni ravvicinati e la possibilità di disputare anche tre partite in una settimana. Per questo motivo, sarebbe giusto avere una rosa di 22-24 giocatori della stessa qualità e questo non è assolutamente facile. Fondamentale è anche riportare l’Inter tra le migliori dieci società del mondo, mentre in questo momento siamo in quindicesima-sedicesima posizione. Ci aspetta un duro lavoro, ma è una sfida e vi farò vedere i risultati”.

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