Inter-Parma 3-3, la lavagna tattica

Terzo pareggio consecutivo per l’Inter che, dopo aver buttato al vento punti preziosi a Bologna e contro la Samp in casa, si fa stoppare dal Parma di Donadoni. Le premesse della vigilia lasciavano presagire un match frizzante, con un Parma in grande spolvero e un’Inter reduce dalla gara in chiaroscuro contro il Trapani in Coppa Italia. La partita ha rispettato i pronostici della vigilia grazie a un andamento altalenante e rocambolesco. Mazzarri sceglie Ranocchia per Rolando, Zanetti a sinistra e Kovacic in luogo di Taider ad ispirare Palacio. Il tecnico degli emiliani, dal canto suo, ripropone il 4-3-3 delle ultime uscite con Cassani, Paletta, Lucarelli e Gobbi a proteggere Mirante; Gargano, Marchionni e Parolo in mezzo; Cassano ad agire da finto nueve, con Biabiany e Sansone ai suoi lati per cercare di allargare le maglie della difesa nerazzurra.

L’ANALISI TATTICA

COSA HA FUNZIONATO – In una gara dalla mille emozioni, che ha visto la squadra nerazzurra rincorrere, passare in vantaggio per poi essere raggiunta, a funzionare è stata soprattutto quella fase offensiva che consente all’Inter di detenere il miglior attacco, nonostante lo zero nella casella dei rigori all’attivo. Eccezion fatta per la gara contro la Roma, Palacio e compagni sono riusciti sempre ad andare a rete con regolarità e costanza disarmanti. Gara strepitosa del Trenza che, nonostante le chiare caratteristiche da seconda punta, si è sdoppiato in un lavoro sfiancante e ha realizzato una doppietta che lo proietta al secondo posto della classifica marcatori. Bene Jonathan sulla destra, bene anche alcuni lampi di Kovacic e Alvarez, unici e soli portatori sani di qualità nella fin troppo folta mediana nerazzurra.

COSA NON HA FUNZIONATO – A fare da contraltare all’ottima vena realizzativa della squadra nerazzurra la fase difensiva che, soprattutto nelle ultime gare, sta rappresentando una criticità inaspettata. Dopo le prime uscite stagionali, infatti, la nuova Inter aveva consegnato un’idea di compattezza, di impermeabilità, di applicazione difensiva e di organizzazione che lasciava immaginare un andamento maggiormente lineare. Molto probabilmente, con l’incedere del campionato, i nerazzurri hanno iniziato a patire gli assilli di una classifica che ha tolto quel senso di costruttiva leggerezza, soffocata adesso da pressione e deconcentrazione. In questo momento l’Inter ha smarrito la caratteristica fondamentale per una squadra moderna: l’equilibrio. Ecco spiegato allora il paradosso che attanaglia i nerazzurri: troppo sbilanciati quando si tratta di difendere e troppo poco partecipativi, per numero di uomini coinvolti nella manovra e nelle transizioni positive, quando si tratta di attaccare. A poco serve, in questo senso, l’elencazione da parte di mister Mazzarri dei tanti uomini a vocazione offensiva schierati contemporaneamente, se un cambio di rotta non avviene nell’atteggiamento, nei concetti e nella filosofia di gioco. Tale mancanza di equilibrio sta, pian piano, relegando la squadra in uno stato di involuzione che si manifesta soprattutto nella perdita di serenità difensiva. Nello specifico, la gara contro il Parma lascia in eredità una retroguardia rivedibile sia in termini di tecnica individuale sia in termini di tecnica di reparto. La posizione scomoda di Cassano e la dinamicità degli interni gialloblu hanno portato i difensori interisti a dover accorciare sempre in avanti e fuori zona, con la conseguenza che i movimenti a scalare, le coperture e le diagonali difensive non sono risultate sempre pulite. La bravura di Sansone e Biabiany, che hanno dato sempre sfogo laterale alla manovra anche sul lato debole, ha accentuato la fragilità difensiva di una retroguardia che ne è uscita frastornata e disorientata. La sensazione è che, in questo momento, il centrocampo a 3 non riesca a fornire adeguata copertura al reparto difensivo, non riuscendo a fare densità e filtro. Il doppio centrale di centrocampo, magari con due trequartisti più avanzati, potrebbe consentire alla mediana di dividere meglio lo spazio in larghezza, di accorciare la distanza tra i reparti, di portare una pressione meno scollegata e più armonica e avere sempre più uomini nella fase di riconquista. A quel punto anche Ranocchia e compagni potrebbero ritrovare, forse, la solidità smarrita.

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