Quando a fare la differenza sono concentrazione e motivazioni

È sempre tempo di bilanci in casa Inter. Archiviata la Coppa Italia e ottenuta una qualificazione agli ottavi non poi così tanto scontata, viste le paure finali di una partita che andava completamente dominata, Mazzarri lancia piccoli segnali d’allarme e fa autocritica: Questa squadra va tenuta sempre in pugno perché non ha ancora la maturità per gestire il risultato.

Risultati alla mano, appunto, in questa prima frazione di campionato i nerazzurri hanno sì dimostrato di poter tornare competitivi, ma i dieci punti lasciati per strada contro avversari di relativo spessore (nell’ordine: Cagliari, Atalanta, Torino, Bologna, Sampdoria) hanno fatto luce su quelli che sono i limiti della compagine di Mazzarri, solida e inferiore a poche quando mantiene alta la concentrazione e ha in campo i suoi uomini migliori, ma mediocre e snervante quando entra in campo senza le giuste motivazioni.

Sorvolando sui cali dovuti alle assenze, come nel caso di Campagnaro – il cui stop ha influito non poco sul rendimento della squadra – e giustificati da una rosa oggettivamente corta e in fase di costruzione, a preoccupare società, tecnico e tifosi sono i gol di Nainggolan, Bellomo, Renan e, ultimo, quello di Madonia mercoledì, arrivati tutti negli ultimi minuti di gara e causati da un evidente calo psicologico della squadra, che si sta dimostrando quasi incapace di gestire risultati ormai acquisiti.

Mourinho e il suo capolavoro del Triplete, così come Jupp Heynckes e il Bayern della scorsa stagione, insegnano che per essere grandi contano prima di tutto mentalità e fame di vittoria. Mazzarri lo sa bene e l’aveva subito fatto capire ai suoi appena arrivato ad Appiano Gentile: ora però deve continuare a lavorare molto su questo aspetto se vorrà continuare a sorprendere come a inizio campionato, altrimenti le rimonte subite ultimamente saranno solo il preludio di un altro campionato da comprimari.

 

Antonio Simone

 

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