Ancora semifinale

Ranocchia esultanza Inter-Bologna Tim Cup“Ancora voi, ma non dovevate segnare più?” è il ritornello errato che canticchiavamo fino all’ottantaquattresimo. Guarin e Palacio: ancora loro. Decisivi nel successo col Pescara, fondamentali nella cavalcata finora vincente in Europa, determinanti ancora una volta in coppa Italia, dopo la gara col Verona già decisa da gol e, addirittura, parate del duo sudamericano. “Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?” ci vuole un attimo a farci ritornare fedeli alle parole di Battisti, l’attimo in cui il solito Jonathan si esibisce in una sorta di tuffo da stuntman da quattro soldi con cui regala a Gabbiadini il gol del pareggio che spedisce tutti a quei tempi supplementari che nessuno avrebbe voluto. Ormai non riusciamo neanche ad arrabbiarci. “E ci scappa da ridere”.

La gara di San Siro è insolitamente frizzante, merito tanto dell’Inter, molto più spigliata nella versione da coppa che in quella da campionato, quanto del Bologna, talentuoso in avanti e solido dietro, come da tradizione per le squadre di Pioli. Stramaccioni conferma Benassi, ma lo sostituisce inaspettatamente all’intervallo, dopo che il centrocampista diciottenne si era ben disimpegnato e aveva dato il la all’azione del vantaggio nerazzurro. Cambiasso prima e Mudingayi poi non faranno meglio, ma c’è Guarin a sopperire alle mancanze di tutti. Pressa, rifinisce, corre e segna: il colombiano è un talentuoso handyman del centrocampo, instancabile, stacanovista, probabilmente l’unico che domenica sera a Roma non sentirà nelle gambe quei maledetti minuti supplementari.

Non si può dire lo stesso di Cassano che, dopo aver giocato un’ottima gara a tutto campo arricchita da qualche prezioso ripiegamento difensivo (alla faccia della presunta crisi, ndr), nell’overtime accusa qualche problemino fisico che costringe l’Inter a una sostanziale inferiorità numerica. Alla fine l’uomo decisivo sarà Ranocchia, prima creatore, insieme ai ritrovati Silvestre e Juan Jesus, di una difesa che solo una perla di Diamanti e un sabotaggio interno sono in grado di scardinare, poi distruttore, con le sue stesse mani (e con quelle di Agliardi che mancano), dei sogni di gloria bolognesi.

Ancora Inter, ancora una semifinale di coppa, la nona negli ultimi dieci anni. No, lasciarla non è possibile.

 

Giovanni Cassese

(Twitter: @vannicassese)

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