15 anni, 25 Paesi, 10mila bambini: la splendida favola di Inter Campus

Su invito dell’Onu, una delegazione nerazzurra (capitanata da Massimo Moratti, dalla figlia Carlotta – presidentessa di Inter Campus – e dagli ambasciatori del progetto nel mondo, Luis Figo e Francesco Toldo)  è volata a New York per raccontare la splendida favola di Inter Campus, le cui attività sono state scelte come esempio di uno sport che diventa concretamente strumento di sviluppo e di pace. Un’iniziativa che da ben 15 anni prova a restituire ai bambini che vivono in condizione di disagio la voglia di sorridere e di poter godere del prezioso diritto di giocare.

“La storia inizia nel 1997 in una favela di Rio de Janeiro – racconta Moratti –, non potevamo tenere gli occhi chiusi davanti alla possibilità che avevamo di fronte di far sorridere dei bambini, di far sentire loro che appartenevano al mondo. Poi siamo stati in Kosovo, nel mezzo della guerra. I bambini venivano da famiglie in condizioni terribili, abbiamo sentito la necessità di aiutarli”.

“Una necessità che abbiamo sentito poi ovunque siamo andati. Oggi, dopo tutti questi anni passati così velocemente, ci ritroviamo in 25 diversi Paesi, con la stessa passione e la volontà di fare ogni volta sempre meglio, ma anche con un’esperienza che ci fa sentire d’aiuto alle comunità più svariate, alle famiglie e certamente alle stelle di questo progetto: i bambini, diversi per cultura, colore della pelle, lingua, identici però nei sentimenti”.

L’Inter diventa il loro grande amico, un amico che li aiuta a sentirsi coraggiosi e dà loro la libertà di esprimersi. Quando tutto è stato detto e fatto, rimangono in mente e restano nei nostri cuori i loro occhi, la luce dei loro sorrisi. Felici di giocare insieme, di indossare la maglia. Lavoriamo in situazioni difficili, a volte isolate per la loro pericolosità, ma la fiducia delle famiglie nel nostro progetto è tale da rendere il lavoro sempre più facile e sereno”.

Anche Luis Figo e Francesco Toldo raccontano la loro esperienza: “Ho giocato per quasi 20 anni a calcio, di questi solo 4 li ho trascorsi all’Inter – spiega il portoghese –, ma è proprio in nerazzurro che ho avuto di più in termini di amicizia e considerazione, e soprattutto ho conosciuto Inter Campus. E ora è un onore rappresentarlo. Io nella vita ho avuto l’opportunità di seguire il mio sogno e ora vorrei che i bambini di tutto il mondo potessero seguire il loro, qualunque esso sia. Grazie a questa grande famiglia che è l’Inter si può, grazie a Inter Campus, di cui sono orgoglioso di fare parte, si può”.

Un orgoglio che condivide anche Francesco Toldo, come si percepisce anche nell’ascoltarlo pronunciare queste parole: Diecimila bambini, 25 paesi, una sola grande speranza di gioco e di vita. Questo è Inter Campus. Non è solo un piacere ma un onore farne parte. Sono felice di essere qui e rappresentare Inter ed Italia per un progetto stupendo come Inter Campus. L’emozione che danno quei diecimila bambini quando li andiamo a trovare è maggiore rispetto a quella per la vittoria di una Champions League. Ma la nostra non è solo beneficenza, è aiutare bambini che non hanno null’altro che problemi ad avere una speranza di vita attraverso il gioco. Ci avvaliamo di partner locali, attraverso il calcio reintegriamo nella società, nella vita, insegniamo il rispetto, le regole non solo del gioco. L’obiettivo è la crescita, non certo solo calcistica, di questi bambini: educhiamo attraverso il calcio bimbi e bimbe, al di là del sesso e delle etnie. Siamo riusciti a far giocare insieme bambine e bambini palestinesi e israeliani. Questo è Inter Campus.

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