Oriali: “Dal Cusano Milanino all’Inter, nerazzurro a vita. De Rossi mi assomiglia, ma io…”

Gabriele Oriali, dirigente dell’Inter dal 1999 al 2010, ha rilasciato un’intervista sulle pagine de “La Gazzetta dello Sport“, dove esordisce dicendo: “Sto benissimo e mi considero fortunato, per come ho vissuto. Nessun rimpianto“.

Lele, racconta poi la sua passione da bambino per la Juventus, ma poi arrivò l’Inter: “Insaponavo i clienti facendo il garzone in un negozio di barbiere, per guadagnare qualche lira. Giocavo nel Cusano Milanino, io terzino destro, Maldera terzino sinistro, povero Aldo, quando un giorno il mitico “sciur” Crippa venne a casa a dire che mi voleva l’Inter. Ero juventino, mio papà mi aveva portato a Varese a vedere la Juve di Castano e Salvadore, il mio idolo era Menichelli, un’ala sinistra. Ma per 100 mila lire a 13 anni passai all’Inter e da quel momento interista a vita“.

Mediano, esordì giovanissimo nell’Inter nella stagione dello scudetto 1970-71: “Eravamo a Roma, vigilia contro la Lazio, mi mettono in camera con Burgnich. A cena non dico una parola, per rispetto nei confronti degli anziani che oggi non c’è più. Salgo alle 8 e mezzo, mi infilo a letto e spengo la luce, emozionatissimo. Quando entra Burgnich mi dice: ‘Dormi già?’. Gli spiego che non volevo disturbarlo e allora mi mette a mio agio, chiedendomi della mia famiglia. Lui e Facchetti mi hanno aiutato più di tutti“.

Oriali, svela poi i compagni con cui legò maggiormente: “Bordon e Beccalossi sono stati i miei amici più cari. Peccato per il Becca, quello che ha avuto meno successo per le sue qualità“.

E il più forte? “Maradona. Ricordo un’amichevole con la Nazionale, quando aveva 18 anni. Bearzot mi disse di controllarlo, ma io l’ho soltanto visto

Quanti ricordi di quel mondiale spagnolo: “Bearzot si rivelò un grande stratega, facendoci vincere un mondiale storico, anche se dopo la finale non ci volevo ancora credere. Ero in camera con Zoff e Scirea e ogni tanto ci dicevamo ‘Ma siamo sicuri di avere vinto?’. E allora telefonavamo a casa per sentire il rumore dei clacson“.

Nel 1999, il ritorno da dirigente all’Inter: “Un ritorno nella mia seconda famiglia, anche se l’Inter non mi ha mai fatto dormire. Mi agito ancora adesso, non come quando giocavo, ma quasi. Ho lavorato con Mancini, bravo e fortunato, con Mourinho, abile e furbo, 11 anni culminati con la Champions a Madrid. Tornammo per incontrare i tifosi e alle cinque del mattino nel garage dello stadio trovai Ligabue con suo figlio che mi aspettava. Da quella notte non sono mai più andato a San Siro. Una questione di carattere“.

Nel calcio di oggi, c’è qualcuno che assomiglia a Oriali? “De Rossi è quello che mi assomiglia di più, anche se io non sono mai stato espulso. La Juve merita il primo posto, l’Inter può arrivare tra le prime tre. Stramaccioni è bravo a tenere unito il gruppo, ma va lasciato tranquillo“.

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